Questo contributo indaga la rappresentazione contemporanea del vissuto materno considerando il diritto come un ingrediente importante, ma non decisivo, del magma sociale. I rigurgiti vitali che riverberano nelle serie tv e nella prosa a buon mercato proposta dal filone mommie della letteratura rosa godono, in questa innovante propettiva, di pari dignità scientifica rispetto a codici e sentenze. In ragione della sua lunga tradizione patriarcale, il diritto storicamente dipanatosi come sistema grave, serio, tecnico, che solo in seconda battuta, nella sua dimensione erlichiana, vivente, attiva, si dipana in direzioni più sperimentali e nuove, e sempre con un pizzico di ritardo rispetto agli imprevedibili mutamenti delle esigenze sociali, viene a temperarsi, attraverso questo tentativo di studio, dentro la cultura popolare. Questa, dalle sit-com ai romanzi, si forgia nelle trincee del quotidiano, del quale offre ritratti paradossali, metafore, persino possibilità e soluzioni. Il diritto è grave nel suo incedere, giustamente lento, opportunamente rigido; la cultura popolare è invece effervescente, fertile, imprudente, e in questo è più vicina alla vita. Una vita che non funziona per schemi, benché la legge tenti di governarla ricomprendendola attraverso fattispecie e prefigurazioni. La novità di questo studio è proporre, quale integrazione di questo diritto grave e greve, che si preoccupa della famiglia come istituzione, del benessere della prole in via talvolta miope e che gestisce l’infanzia, in termini di adozione e formazione, in una chiave procedurale che non soddisfa i profondi bisogni umani dei piccoli, un diritto gravido, capace di ammiccare alla condizione materna mettendo la condizione della donna, nelle sue olistiche esigenze, al centro della dinamica sociale; un diritto che sia aperto alla meraviglia dell’evento, gravido, fertile, in dialogo con la società civile.

Madri allo specchio. Come l’immaginario ha mutato le rappresentazioni della maternità

CASTELLANO, Clelia
2017-01-01

Abstract

Questo contributo indaga la rappresentazione contemporanea del vissuto materno considerando il diritto come un ingrediente importante, ma non decisivo, del magma sociale. I rigurgiti vitali che riverberano nelle serie tv e nella prosa a buon mercato proposta dal filone mommie della letteratura rosa godono, in questa innovante propettiva, di pari dignità scientifica rispetto a codici e sentenze. In ragione della sua lunga tradizione patriarcale, il diritto storicamente dipanatosi come sistema grave, serio, tecnico, che solo in seconda battuta, nella sua dimensione erlichiana, vivente, attiva, si dipana in direzioni più sperimentali e nuove, e sempre con un pizzico di ritardo rispetto agli imprevedibili mutamenti delle esigenze sociali, viene a temperarsi, attraverso questo tentativo di studio, dentro la cultura popolare. Questa, dalle sit-com ai romanzi, si forgia nelle trincee del quotidiano, del quale offre ritratti paradossali, metafore, persino possibilità e soluzioni. Il diritto è grave nel suo incedere, giustamente lento, opportunamente rigido; la cultura popolare è invece effervescente, fertile, imprudente, e in questo è più vicina alla vita. Una vita che non funziona per schemi, benché la legge tenti di governarla ricomprendendola attraverso fattispecie e prefigurazioni. La novità di questo studio è proporre, quale integrazione di questo diritto grave e greve, che si preoccupa della famiglia come istituzione, del benessere della prole in via talvolta miope e che gestisce l’infanzia, in termini di adozione e formazione, in una chiave procedurale che non soddisfa i profondi bisogni umani dei piccoli, un diritto gravido, capace di ammiccare alla condizione materna mettendo la condizione della donna, nelle sue olistiche esigenze, al centro della dinamica sociale; un diritto che sia aperto alla meraviglia dell’evento, gravido, fertile, in dialogo con la società civile.
2017
maternità, diritto, società,
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/1132
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