Forse mai come in questo XXI secolo l’immagine concreta, reale della povertà interroga quotidianamente il mondo occidentale. Se i governi si preoccupano soprattutto dell’assenza di potere economico, nella società civile cresce partecipazione o diffidenza per altre forme di povertà: fisica, esistenziale, sociale, morale, educativa, ambientale. Poco si sa però come la parola povertà e le idee che a essa si legano siano state sentite ed espresse dal mondo antico fino a noi. Il VI volume di atti dei Colloqui internazionali di letteratura italiana dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli colma in parte questo vuoto. Dopo i lemmi “illusione”, “ordine”, “silenzio”, “unità”, “fortuna” viene ora restituita attraverso la voce di 18 riconosciuti studiosi l’inedita originale narrazione della povertà. Dalle Beatitudini a San Francesco, da Petrarca a Leon Battista Alberti, da Machiavelli a Tasso e a Giulio Cesare Croce – i cui personaggi sono calati tra fine Cinquecento e primo Seicento nel periodo di massima depressione economica dell’Europa. Fernand Braudel, nella sua opera capitale sull’età di Filippo II, descrive quei decenni come quelli che preparano «la proletarizzazione, la pauperizzazione di notevoli masse di uomini miseri e sventurati, tormentati dal bisogno del pane quotidiano». E ancora la povertà secondo Leopardi, Verdi, Pascoli, Verga; nella poesia e narrativa del Novecento da Capitini a Scotellaro, da Bilenchi a Madieri, dalla contemporanea riflessione religiosa (Arturo Paoli) e filosofica a quella giuridica. Dalle quattrocento pagine del libro emerge la ricchezza di interpretazioni e di rappresentazioni di una parola che ci attraversa, che ha segnato le diverse forme dell’arte e ha misurato nel bene e nel male la storia della nostra emancipazione e decadenza.
Povertà. VI Atti del sesto Colloquio internazionale di Letteratura italiana
Silvia Zoppi
2020-01-01
Abstract
Forse mai come in questo XXI secolo l’immagine concreta, reale della povertà interroga quotidianamente il mondo occidentale. Se i governi si preoccupano soprattutto dell’assenza di potere economico, nella società civile cresce partecipazione o diffidenza per altre forme di povertà: fisica, esistenziale, sociale, morale, educativa, ambientale. Poco si sa però come la parola povertà e le idee che a essa si legano siano state sentite ed espresse dal mondo antico fino a noi. Il VI volume di atti dei Colloqui internazionali di letteratura italiana dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli colma in parte questo vuoto. Dopo i lemmi “illusione”, “ordine”, “silenzio”, “unità”, “fortuna” viene ora restituita attraverso la voce di 18 riconosciuti studiosi l’inedita originale narrazione della povertà. Dalle Beatitudini a San Francesco, da Petrarca a Leon Battista Alberti, da Machiavelli a Tasso e a Giulio Cesare Croce – i cui personaggi sono calati tra fine Cinquecento e primo Seicento nel periodo di massima depressione economica dell’Europa. Fernand Braudel, nella sua opera capitale sull’età di Filippo II, descrive quei decenni come quelli che preparano «la proletarizzazione, la pauperizzazione di notevoli masse di uomini miseri e sventurati, tormentati dal bisogno del pane quotidiano». E ancora la povertà secondo Leopardi, Verdi, Pascoli, Verga; nella poesia e narrativa del Novecento da Capitini a Scotellaro, da Bilenchi a Madieri, dalla contemporanea riflessione religiosa (Arturo Paoli) e filosofica a quella giuridica. Dalle quattrocento pagine del libro emerge la ricchezza di interpretazioni e di rappresentazioni di una parola che ci attraversa, che ha segnato le diverse forme dell’arte e ha misurato nel bene e nel male la storia della nostra emancipazione e decadenza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.