Pausanias, during his visit to the gymnasium of Messene, saw three statues, the work of Alexandrian copyists, depicting Hermes, Heracles and Theseus. «These - note the periegeta - are placed near the gymnasiums and in the gyms, and they are honored by all the Greeks and by now also by many barbarians». The excavations of Pétros Thémelis in the 90s of the last century brought to light in the Western Stoá of the gymnasium of Messene three statues: the first two represent Hermes and Heracles, while the third is a marble replica of the Augustan age, the so-called “Doriforo” of Policleto. The exact correspondence between the archaeological and the literary data would lead us to believe, therefore, that the character to be recognized in the type of the “Doriforo” is the Attic hero, Theseus, and not the Thessalian Achilles, as supposed in 1909 by Friedrich Hauser. The new reconstruction proposed for the “Doriforo” - based on a stringent comparison with the Riace Bronzes, as well as on the identification of some traces of oxidation present on the Neapolitan marble - as a young nude armed with a sword in his right hand and an oplitric shield in his left accords with the recognition of the Attic hero in the statuary archetype. It is very likely that the pólis of Athens commissioned the great Peloponnesian bronzesmith, who moved there around 445 BC, as the first work, just the bronze effigy of the “national” hero.

Pausania, nel corso della sua visita al ginnasio di Messene, vide tre statue, opera di copisti alessandrini, raffiguranti Hermes, Eracle e Teseo. «Questi - nota il periegeta - sono collocati presso i ginnasi e nelle palestre, e sono onorati da tutti i Greci e ormai anche presso molti barbari». Gli scavi di Pétros Thémelis negli anni ’90 del secolo scorso hanno portato alla luce nella stoá occidentale del ginnasio di Messene tre statue: le prime due rappresentano Hermes ed Eracle, mentre la terza è una replica marmorea di età augustea, del cosiddetto “Doriforo” di Policleto. L’esatta corrispondenza tra il dato archeologico e quello letterario indurrebbe a credere, quindi, che il personaggio da riconoscere nel tipo del “Doriforo” sia l’eroe attico Teseo, e non il tessalo Achille, come ipotizzato nel 1909 da Friedrich Hauser. La nuova ricostruzione proposta per il “Doriforo” - basata su uno stringente confronto con i Bronzi di Riace, nonché sull’individuazione di alcune tracce di ossidazione presenti sul marmo napoletano - quale giovane nudo armato di spada nella destra e scudo oplitico nella sinistra ben si accorda con il riconoscimento dell’eroe attico nell’archetipo statuario. È assai verosimile che la pólis di Atene abbia commissionato al grande bronzista peloponnesiaco, ivi trasferitosi intorno al 445 a.C., come prima opera, proprio l’effigie bronzea dell’eroe “nazionale”.

I Bronzi di Riace e lo scudo del “Doriforo”

Vincenzo Franciosi
2020-01-01

Abstract

Pausanias, during his visit to the gymnasium of Messene, saw three statues, the work of Alexandrian copyists, depicting Hermes, Heracles and Theseus. «These - note the periegeta - are placed near the gymnasiums and in the gyms, and they are honored by all the Greeks and by now also by many barbarians». The excavations of Pétros Thémelis in the 90s of the last century brought to light in the Western Stoá of the gymnasium of Messene three statues: the first two represent Hermes and Heracles, while the third is a marble replica of the Augustan age, the so-called “Doriforo” of Policleto. The exact correspondence between the archaeological and the literary data would lead us to believe, therefore, that the character to be recognized in the type of the “Doriforo” is the Attic hero, Theseus, and not the Thessalian Achilles, as supposed in 1909 by Friedrich Hauser. The new reconstruction proposed for the “Doriforo” - based on a stringent comparison with the Riace Bronzes, as well as on the identification of some traces of oxidation present on the Neapolitan marble - as a young nude armed with a sword in his right hand and an oplitric shield in his left accords with the recognition of the Attic hero in the statuary archetype. It is very likely that the pólis of Athens commissioned the great Peloponnesian bronzesmith, who moved there around 445 BC, as the first work, just the bronze effigy of the “national” hero.
2020
978-88-7221-986-7
Pausania, nel corso della sua visita al ginnasio di Messene, vide tre statue, opera di copisti alessandrini, raffiguranti Hermes, Eracle e Teseo. «Questi - nota il periegeta - sono collocati presso i ginnasi e nelle palestre, e sono onorati da tutti i Greci e ormai anche presso molti barbari». Gli scavi di Pétros Thémelis negli anni ’90 del secolo scorso hanno portato alla luce nella stoá occidentale del ginnasio di Messene tre statue: le prime due rappresentano Hermes ed Eracle, mentre la terza è una replica marmorea di età augustea, del cosiddetto “Doriforo” di Policleto. L’esatta corrispondenza tra il dato archeologico e quello letterario indurrebbe a credere, quindi, che il personaggio da riconoscere nel tipo del “Doriforo” sia l’eroe attico Teseo, e non il tessalo Achille, come ipotizzato nel 1909 da Friedrich Hauser. La nuova ricostruzione proposta per il “Doriforo” - basata su uno stringente confronto con i Bronzi di Riace, nonché sull’individuazione di alcune tracce di ossidazione presenti sul marmo napoletano - quale giovane nudo armato di spada nella destra e scudo oplitico nella sinistra ben si accorda con il riconoscimento dell’eroe attico nell’archetipo statuario. È assai verosimile che la pólis di Atene abbia commissionato al grande bronzista peloponnesiaco, ivi trasferitosi intorno al 445 a.C., come prima opera, proprio l’effigie bronzea dell’eroe “nazionale”.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/19131
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