Bartolomé Leonardo de Argensola fu considerato già dai contemporanei un grande poesta satirico. La critica, anche la più recente, ha sempre sottolineato la sua ininterrotta ‘conversazione’ con gli antiqui auctores, specialmente con Orazio e Giovenale, le cui opere satiriche furono particolarmente ammirate ed imitate dal minore degli Argensola. Le riflessioni di Bartolomé Leonardo sulla satira si concentrano, oltre che in una serie di testi in versi di natura specificamente metaletteraria, anche nella lettera indirizzata al Conde de Lemos, Del estilo proprio de la sátira dove, accanto ai modelli classici, il poeta indica fra i moderni, come poeta satirico assoluto, Ludovico Ariosto. Il riferimento all’inventore della moderna satira in versi è ancora più significativo se si tiene conto dell’evoluzione del modello ariostesco in Spagna dopo le prime generazioni di poeti italianeggianti, un modello che già alla fine del XVI secolo si era convertito in un’arte per ‘minorie’ e che nel secolo XVII era praticamente scomparso. Questo articolo, attraverso l’analisi delle strutture dialogiche di molte delle epistole satiriche in versi di Bartolomé Leonardo de Argensola, dimostra che il modello ariostesco era ancora vigente nella strutturazione delle terzine del rector de Villahermosa, fino al punto che nell’epistola indirizzata al principe di Esquilache, che lo aveva giocosamente provocato proprio sulla satira, il poeta inserisce alcuni versi dell’autore del Furioso, provenienti dalla III delle sue Satire, riallacciandosi più che mai a quel modello.

Bartolomé Leonardo de Argensola. Poeta satírico

D'AGOSTINO, Maria
2009-01-01

Abstract

Bartolomé Leonardo de Argensola fu considerato già dai contemporanei un grande poesta satirico. La critica, anche la più recente, ha sempre sottolineato la sua ininterrotta ‘conversazione’ con gli antiqui auctores, specialmente con Orazio e Giovenale, le cui opere satiriche furono particolarmente ammirate ed imitate dal minore degli Argensola. Le riflessioni di Bartolomé Leonardo sulla satira si concentrano, oltre che in una serie di testi in versi di natura specificamente metaletteraria, anche nella lettera indirizzata al Conde de Lemos, Del estilo proprio de la sátira dove, accanto ai modelli classici, il poeta indica fra i moderni, come poeta satirico assoluto, Ludovico Ariosto. Il riferimento all’inventore della moderna satira in versi è ancora più significativo se si tiene conto dell’evoluzione del modello ariostesco in Spagna dopo le prime generazioni di poeti italianeggianti, un modello che già alla fine del XVI secolo si era convertito in un’arte per ‘minorie’ e che nel secolo XVII era praticamente scomparso. Questo articolo, attraverso l’analisi delle strutture dialogiche di molte delle epistole satiriche in versi di Bartolomé Leonardo de Argensola, dimostra che il modello ariostesco era ancora vigente nella strutturazione delle terzine del rector de Villahermosa, fino al punto che nell’epistola indirizzata al principe di Esquilache, che lo aveva giocosamente provocato proprio sulla satira, il poeta inserisce alcuni versi dell’autore del Furioso, provenienti dalla III delle sue Satire, riallacciandosi più che mai a quel modello.
2009
Bartolomé Laonardo de Argensola; Poesía satírica; Siglo de Oro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/2272
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