Lo scritto guarda alle architetture destinate all’educazione e rileva quanto sempre più spesso queste rinuncino a segnare un altro passo per chi varca la soglia e ‘abita’ quei luoghi. Quella rinuncia che si manifesta attraverso la disattenzione alle strutture fisiche e architettoniche, pare rivolgersi in senso più ampio alla loro funzione formante. Importante sarebbe, invece, riconoscere in quegli spazi il ‘disegno’ di un sistema formativo degno di questa o quella polis e delle loro comunità. Lo specifico che lo scritto fa emergere degli edifici e degli spazi destinati al fare scuola – in un ‘esercizio’ di riflessione che può significare la curvatura verso quelle pratiche e tecnologie del sé (Foucault, 1992) che considerino il diritto dei minori all’educazione, un diritto lifelong che attraversa e investe il discorso sullo spazio tout court – è che questi siano considerati come corpo vivo essi stessi, come quella esteriorità fisica di cui si abbisogna più che per formarsi, per prendersi cura di sé attraverso quell’arte dell’esistenza e quelle tecniche di vita (Foucault, 1985) che fanno di ciascuno un’opera in continua trasformazione.

Spazio al corpo. Proposte per ambienti generativi del ‘fare scuola'.

Maria D'Ambrosio
2020-01-01

Abstract

Lo scritto guarda alle architetture destinate all’educazione e rileva quanto sempre più spesso queste rinuncino a segnare un altro passo per chi varca la soglia e ‘abita’ quei luoghi. Quella rinuncia che si manifesta attraverso la disattenzione alle strutture fisiche e architettoniche, pare rivolgersi in senso più ampio alla loro funzione formante. Importante sarebbe, invece, riconoscere in quegli spazi il ‘disegno’ di un sistema formativo degno di questa o quella polis e delle loro comunità. Lo specifico che lo scritto fa emergere degli edifici e degli spazi destinati al fare scuola – in un ‘esercizio’ di riflessione che può significare la curvatura verso quelle pratiche e tecnologie del sé (Foucault, 1992) che considerino il diritto dei minori all’educazione, un diritto lifelong che attraversa e investe il discorso sullo spazio tout court – è che questi siano considerati come corpo vivo essi stessi, come quella esteriorità fisica di cui si abbisogna più che per formarsi, per prendersi cura di sé attraverso quell’arte dell’esistenza e quelle tecniche di vita (Foucault, 1985) che fanno di ciascuno un’opera in continua trasformazione.
2020
9788867607686
spazi plastici; TheatrumOpera; mobilità; rigenerazione
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/25890
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