La nascita e il percorso evolutivo del diritto alla protezione dei dati personali ha come caratteristica principale quella di procedere per fasi, in base all’evoluzione sequenziale della realtà, mutevole in conseguenza dell’avanzamento tecnologico. L’analisi e l’inquadramento di tale diritto non può che partire dalla figura della privacy americana, elaborata negli Stati Uniti d’America, a partire dalla fine dell’Ottocento, quando si sono sviluppate le prime discussioni teoriche da parte di due giuristi americani, Samuel D. Warren e il giudice Louis D. Brandeis, con il loro celebre saggio «The Right to Privacy». Gli autori avevano qualificato la privacy come un diritto soggettivo, il diritto a preservare la sfera privata dall’invadenza dei terzi, anche in relazione al mantenimento delle informazioni nella sfera privata senza che circolassero all’esterno. Queste teorie trovano riconoscimento alcuni anni dopo, in due famose sentenze: Olmstead v. United States, 277 U.S. 438 (1928), e Katz v. United States, 389 U.S. 347 (1967). La dissenting opinion della prima sentenza, redatta dallo stesso giudice Brandeis, costituisce la pietra miliare della privacy, prevedendo l’esistenza di un diritto autonomo alla privacy e il valore che esso possiede per il suo titolare; con la secon da è stato coniato il concetto di «ragionevole aspettativa di privacy» (reasonable expectation of privacy), da cui deriva il c.d. «test di Katz» statunitense. È la figura della privacy elaborata negli Stati Uniti ad avere fornito il presupposto giu ridico per la sua elaborazione nel diritto internazionale e per l’applicazione giurisprudenziale da parte delle corti internazionali ed europee.

Diritti umani. Protezione internazionale e ordinamenti nazionali

CASTANO VARGAS DIANA MARIA
2021-01-01

Abstract

La nascita e il percorso evolutivo del diritto alla protezione dei dati personali ha come caratteristica principale quella di procedere per fasi, in base all’evoluzione sequenziale della realtà, mutevole in conseguenza dell’avanzamento tecnologico. L’analisi e l’inquadramento di tale diritto non può che partire dalla figura della privacy americana, elaborata negli Stati Uniti d’America, a partire dalla fine dell’Ottocento, quando si sono sviluppate le prime discussioni teoriche da parte di due giuristi americani, Samuel D. Warren e il giudice Louis D. Brandeis, con il loro celebre saggio «The Right to Privacy». Gli autori avevano qualificato la privacy come un diritto soggettivo, il diritto a preservare la sfera privata dall’invadenza dei terzi, anche in relazione al mantenimento delle informazioni nella sfera privata senza che circolassero all’esterno. Queste teorie trovano riconoscimento alcuni anni dopo, in due famose sentenze: Olmstead v. United States, 277 U.S. 438 (1928), e Katz v. United States, 389 U.S. 347 (1967). La dissenting opinion della prima sentenza, redatta dallo stesso giudice Brandeis, costituisce la pietra miliare della privacy, prevedendo l’esistenza di un diritto autonomo alla privacy e il valore che esso possiede per il suo titolare; con la secon da è stato coniato il concetto di «ragionevole aspettativa di privacy» (reasonable expectation of privacy), da cui deriva il c.d. «test di Katz» statunitense. È la figura della privacy elaborata negli Stati Uniti ad avere fornito il presupposto giu ridico per la sua elaborazione nel diritto internazionale e per l’applicazione giurisprudenziale da parte delle corti internazionali ed europee.
2021
9788833793337
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/28492
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