Giuseppe Ungaretti (1888-1970) a metà del XX secolo è ancora sentito e riconosciuto dalle nuove generazioni di poeti come un maestro. L’articolo ripercorre l’ultimo terzo della sua vita (1935-1970) attraverso una schematica descrizione dei manoscritti e dattiloscritti delle sue opere donati a Leone Piccioni (1925-2018). Si tratta degli autografi, in svariate stesure, delle ultime raccolte e prose del poeta, carte di cui non si conosceva l’esistenza finché non sono state ritrovate da Gloria Piccioni, nello studio paterno dopo la scomparsa del critico. L’esame del nuovo fondo ungarettiano, attualmente custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, permetterà di ritornare sull’ultima produzione di Ungaretti e sulla sua fortuna nell’Europa della seconda metà del Novecento
Ungaretti nella seconda metà del Novecento attraverso l’archivio di Leone Piccioni
Silvia Zoppi
2023-01-01
Abstract
Giuseppe Ungaretti (1888-1970) a metà del XX secolo è ancora sentito e riconosciuto dalle nuove generazioni di poeti come un maestro. L’articolo ripercorre l’ultimo terzo della sua vita (1935-1970) attraverso una schematica descrizione dei manoscritti e dattiloscritti delle sue opere donati a Leone Piccioni (1925-2018). Si tratta degli autografi, in svariate stesure, delle ultime raccolte e prose del poeta, carte di cui non si conosceva l’esistenza finché non sono state ritrovate da Gloria Piccioni, nello studio paterno dopo la scomparsa del critico. L’esame del nuovo fondo ungarettiano, attualmente custodito presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, permetterà di ritornare sull’ultima produzione di Ungaretti e sulla sua fortuna nell’Europa della seconda metà del NovecentoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.