L’identità digitale, da bene quasi esclusivamente privato (in seguito alla nascita delle prime piattaforme di networking) si è evoluta fino a diventare un vero e proprio asset strategico, se non addirittura un bene pubblico. Allo stato attuale, infatti, è impossibile negare che senza un “profilo utente” non è concesso usufruire di numerosi servizi forniti dalla PA. Tuttavia, è pur vero che detto asset, per quanto sia strategico in una PA cd. Data-driven, è stato implementato in modo non esattamente chiaro, adottando un modello con prevalenza di soggetti privati nel ruolo di identity provider, cui si affianca un approccio più tradizionale e imperniato sull’operato del Ministero dell’Interno. Ne consegue una confusione di cui si ha contezza in ambito politico ma sui cui rimedi non vi è ancora una visione unitaria.
Identità digitale e servizi pubblici nel panorama italiano: problematiche e profili applicativi
Luigi Izzo
2023-01-01
Abstract
L’identità digitale, da bene quasi esclusivamente privato (in seguito alla nascita delle prime piattaforme di networking) si è evoluta fino a diventare un vero e proprio asset strategico, se non addirittura un bene pubblico. Allo stato attuale, infatti, è impossibile negare che senza un “profilo utente” non è concesso usufruire di numerosi servizi forniti dalla PA. Tuttavia, è pur vero che detto asset, per quanto sia strategico in una PA cd. Data-driven, è stato implementato in modo non esattamente chiaro, adottando un modello con prevalenza di soggetti privati nel ruolo di identity provider, cui si affianca un approccio più tradizionale e imperniato sull’operato del Ministero dell’Interno. Ne consegue una confusione di cui si ha contezza in ambito politico ma sui cui rimedi non vi è ancora una visione unitaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.