In occasione del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, questo studio esplora le sue riflessioni pedagogiche, prendendo come punto di partenza le lettere "Lettera ai cappellani militari" e "Lettera ai giudici", che rappresentano la voce di una profonda critica al sistema giuridico e sociale del suo tempo. L'approccio pedagogico di Don Milani, basato sulla ricerca della giustizia piuttosto che sull’obbedienza passiva alle leggi, è messo in relazione con la giustizia riparativa, un modello che riconosce la centralità dell'incontro, del dialogo e della verità come strumenti per il recupero del senso di responsabilità e della dignità umana. Si sottolinea il ruolo cruciale dell’educatore penitenziario nella promozione di una giustizia che non sia retributiva, ma formativa, capace di superare la burocratizzazione e la rigidità del sistema carcerario. La ricerca invita a riflettere su come la formazione degli educatori possa essere più radicata nei contesti pratici, al fine di favorire l’emergere di un nuovo paradigma educativo in grado di orientare le pratiche verso un’umanizzazione dell’esperienza penitenziaria, nel rispetto della libertà e della responsabilità individuale.
Sulla strada del dialogo, pedagogia e diritto in viaggio con le parole
M. Taraschi
2024-01-01
Abstract
In occasione del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani, questo studio esplora le sue riflessioni pedagogiche, prendendo come punto di partenza le lettere "Lettera ai cappellani militari" e "Lettera ai giudici", che rappresentano la voce di una profonda critica al sistema giuridico e sociale del suo tempo. L'approccio pedagogico di Don Milani, basato sulla ricerca della giustizia piuttosto che sull’obbedienza passiva alle leggi, è messo in relazione con la giustizia riparativa, un modello che riconosce la centralità dell'incontro, del dialogo e della verità come strumenti per il recupero del senso di responsabilità e della dignità umana. Si sottolinea il ruolo cruciale dell’educatore penitenziario nella promozione di una giustizia che non sia retributiva, ma formativa, capace di superare la burocratizzazione e la rigidità del sistema carcerario. La ricerca invita a riflettere su come la formazione degli educatori possa essere più radicata nei contesti pratici, al fine di favorire l’emergere di un nuovo paradigma educativo in grado di orientare le pratiche verso un’umanizzazione dell’esperienza penitenziaria, nel rispetto della libertà e della responsabilità individuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.