Si: anche di Architettura e di Urbanistica ci dovremmo occupare, nell’intento di muoverci in senso ‘ecologico’ per ricollocare la Scuola e l’Educazione dentro le questioni che toccano lo spazio sociale e le sue aree di margine e di scarto perché si possa rimapparle insieme ai territori di cui sono parte e operare nel senso rigenerativo delle pratiche civiche perché quella nuova mappa sia un invito ad altri attraversamenti. Perché le pratiche civiche abbiano luogo, c’è necessità di una diversa eco-logica e una sensibilità eco-sistemica che recuperi l’importanza del mondo nella sua fisicità. Sembra paradossale che proprio gli spazi destinati alle attività scolastiche ed educative emergano come ‘aree a rischio’ o ai loro margini, il cui degrado dovrebbe allertare ciascuna presenza istituzionale a qualificarsi come tale e ad esercitare la propria ‘opera pedagogica’ attivando una “pratica dello spazio” lontana dalla logica dello ‘scarto’ e della ‘discarica’. Praticare lo spazio in senso relazionale ci offre opportunità di considerare le architetture come partner dei processi sociali orientati al senso civico e alla legalità così da poter essere ‘agopunture’ praticate proprio attraverso la rigenerazione partecipata e quindi anche grazie ad un uso che somigli alla Cura di quegli stessi spazi-Istituzioni e del loro valore in quanto ‘bene comune’.

Fare spazio all'educazione civica

Maria D'Ambrosio
2023-01-01

Abstract

Si: anche di Architettura e di Urbanistica ci dovremmo occupare, nell’intento di muoverci in senso ‘ecologico’ per ricollocare la Scuola e l’Educazione dentro le questioni che toccano lo spazio sociale e le sue aree di margine e di scarto perché si possa rimapparle insieme ai territori di cui sono parte e operare nel senso rigenerativo delle pratiche civiche perché quella nuova mappa sia un invito ad altri attraversamenti. Perché le pratiche civiche abbiano luogo, c’è necessità di una diversa eco-logica e una sensibilità eco-sistemica che recuperi l’importanza del mondo nella sua fisicità. Sembra paradossale che proprio gli spazi destinati alle attività scolastiche ed educative emergano come ‘aree a rischio’ o ai loro margini, il cui degrado dovrebbe allertare ciascuna presenza istituzionale a qualificarsi come tale e ad esercitare la propria ‘opera pedagogica’ attivando una “pratica dello spazio” lontana dalla logica dello ‘scarto’ e della ‘discarica’. Praticare lo spazio in senso relazionale ci offre opportunità di considerare le architetture come partner dei processi sociali orientati al senso civico e alla legalità così da poter essere ‘agopunture’ praticate proprio attraverso la rigenerazione partecipata e quindi anche grazie ad un uso che somigli alla Cura di quegli stessi spazi-Istituzioni e del loro valore in quanto ‘bene comune’.
2023
9791222306131
pedagogia dei margini; spazio civico; trasformazione; sguardo ecologico;
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/44353
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