Concretezza costruttiva e esito sull’immagine della città delle opere pubbliche di Pedro Antonio de Aragón viceré di Napoli dal 1666 al 1672 - Constructive pragmatism and impact on the city's image of public buildings of Pedro Antonio de Aragón viceroy of Naples from 1666 to 1672

In his six years as viceroy of Naples (1666–1672) Pedro Antonio Ramón Folch de Cardona – commonly Pedro Antonio de Aragón for his remarkable Aragonese ancestry – committed himself significantly to the quick building of public works for the city. The Armoury set up in Castel Nuovo, the Darsena for the port improvement, the Ospizio on the hills for the homeless poor, the Military Quarter on the tip over the sea of the Mount Echia, the Eremo of Suor Orsola on its slopes to protect the city and the kingdom, and the Campi Flegrei thermal baths for public health are the six main pubblic works, listed in the frontispiece of the laudatory text of the Ospizio for the poor [Pandolfi 1671]. These were swiftly installed in monuments and nerve sites overlooking the city's gulf, as signs of its historical image, related to forms and pre-existences. Their rapid and easy, but effectively representative, completion was made possible by an unscrupulous simplification of building processes and the adaptation of pre-existing structures with poor construction techniques and ornamentation as substitutes for the noblest. The examination of the artworks in the concreteness of the volumes and architectural parts realised, in the specific construction activities carried out, in the refurbishment of existing structures, and the analysis of their impact on the image of the city, make tangible the urban changes made by Pedro Antonio de Aragón and attribute identity and character to what still remains today, which are fundamental for architectural and urban conservation.

Nei sei anni da viceré di Napoli (1666–1672) Pedro Antonio Ramón Folch de Cardona -comunemente Pedro Antonio de Aragón per la rimarchevole discendenza aragonese – si impegnò in modo significativo, non comune tra i viceré, nella realizzazione in tempi sensibilmente brevi di opere pubbliche e di assistenza per la città. L’Armeria allestita in Castel Nuovo, la Darsena per l’adeguamento del porto, l’Ospizio sulle colline per i poveri senza dimora, il Quartiere militare a presidio in capo alla punta sul mare del Monte Echia, l’Eremo di Suor Orsola alle sue pendici a protezione della città e del regno, e i bagni termali dei Campi Flegrei per la salute pubblica, sono le sei principali opere di Stato, così elencate nel frontespizio del testo elogiativo l’Ospizio per i poveri [Pandolfi 1671]. Le opere furono celermente insediate in monumenti e luoghi nevralgici dell’affaccio sul golfo della città, come segni della sua immagine storica relazionati a forme e preesistenze. Il loro celere, agevole, ma efficacemente rappresentativo, completamento fu possibile grazie ad una semplificazione spregiudicata dei processi e adattando strutture preesistenti con povere tecniche costruttive e decorative a surrogato delle più nobili. L’esame delle opere nella concretezza di volumi e parti architettoniche realizzati, nelle specifiche attività costruttive messe in atto, nel riattamento di strutture esistenti e l’analisi della loro ricaduta nell’immagine della città rendono tangibili le trasformazioni urbane di Pedro Antonio de Aragón e attribuiscono a quanto ancora oggi permane identità e caratteri, fondanti per la conservazione e il restauro architettonico e urbano.