1. Le nuove forme di giustizia privata che vanno delineandosi nel settore digitale, come l’Oversight Board di Meta, pongono seri rischi per la tutela della libertà di espressione, a causa dell’assenza di garanzie procedurali per le parti e del pressoché esclusivo riferimento per l’assunzione delle decisioni a norme di soft law frutto di autoregolamentazione. Particolarmente grave è l’assenza di difesa tecnica e di contraddittorio, visto che il procedimento dinanzi al Board non prevede nemmeno termini per depositare memorie, documenti e repliche né garantisce il diritto di essere ascoltati. Il contenuto essenziale delle decisioni non è prefissato. Difettano i requisiti tipici ed essenziali delle sentenze come le sottoscrizioni dei giudici, rendendo del tutto impossibile verificare che questi siano terzi e imparziali. Non è nemmeno garantita la presenza nel collegio di un esperto della nazionalità di riferimento del caso. 2. La mancata considerazione dei principi costituzionali propri dei Paesi di volta in volta territorialmente coinvolti è dimostrata dall’analisi delle decisioni sinora assunte dall’Oversight Board. In un caso che ha riguardato la disinformazione in merito all’emergenza Covid-19, l’Oversight Board ha dichiarato di aver assunto quale parametro delle sue decisioni una sezione degli Standard della community di Facebook, creata allo scopo e relativa alla “Disinformazione sulla salute durante emergenze sanitarie pubbliche”, oltre che delle informazioni contenute nella pagina del Centro assistenza a corredo. Un altro caso ha riguardato un post in cui un noto uomo di spettacolo americano, Kanye West, avrebbe assunto pubblicamente una posizione antisemita e revisionista rispetto alla figura di Adolf Hitler. Tale decisione, oltre a richiamare la soft law di Meta, si è contraddistinta per il frequente richiamo di precedenti dello stesso Board, secondo una logica di common law. Lo stesso modus operandi traspare in un’altra decisione relativa a una caricatura pubblicata su Facebook, asseritamente ironica tanto rispetto agli ebrei quanto rispetto al movimento Black Lives Matter: tale decisione è stata assunta facendo principalmente riferimento alla “Meta’s Hate Speech policy”. Un ulteriore caso ha riguardato un post pubblicato in Lettonia che equiparava l’esercito russo in Ucraina e i nazisti: la decisione ha assunto quale parametro gli Standard della community di Facebook e i suoi valori ma, a differenza delle altre analizzate, ha considerato anche i Principi Guida delle Nazioni Unite per le imprese e i diritti umani (UNGP). L’applicazione di tali principi, tuttavia, viene espressamente ricondotta a un’adesione volontaria da parte di Meta sulla base delle proprie norme che li richiamano. 3. Il residuo ruolo dei poteri pubblici è quindi cruciale nel delimitare ciò che i poteri privati possono e non possono fare, determinando almeno una cornice di principi da rispettare. Il legislatore dovrà essere in grado di prevedere normative sufficientemente generali e astratte e in grado di resistere al rischio di una rapida obsolescenza. Questa regolamentazione non dovrà invadere gli spazi dei privati disciplinando ogni singolo aspetto, perché rischierebbe così di bloccare l’innovazione, ma prevedere regole certe e di immediata e diffusa applicabilità. Per tutelare efficacemente la libertà di espressione online, le forme di giustizia privata possono funzionare soltanto se i legislatori, al massimo livello possibile, imporranno garanzie minime a favore delle parti: basti pensare alla possibilità di difesa tecnica e all’effettività del contraddittorio oltre che a garanzie sulla nomina di giudici, che siano al di fuori di ogni possibile dubbio indipendenti e imparziali. In definitiva, se non è possibile e forse nemmeno auspicabile scoraggiare in radice forme di autoregolamentazione e di giustizia privata, è tuttavia necessario indirizzarle con gli strumenti di cui ancora dispone l’hard law, per garantire il rispetto di regole che abbiano un’origine democratica e per preservare i diritti fondamentali.
Tutela della libertà di espressione online e residuo ruolo dei poteri pubblici nei confronti dei poteri privati
Iannotti della Valle Aldo
2024-01-01
Abstract
1. Le nuove forme di giustizia privata che vanno delineandosi nel settore digitale, come l’Oversight Board di Meta, pongono seri rischi per la tutela della libertà di espressione, a causa dell’assenza di garanzie procedurali per le parti e del pressoché esclusivo riferimento per l’assunzione delle decisioni a norme di soft law frutto di autoregolamentazione. Particolarmente grave è l’assenza di difesa tecnica e di contraddittorio, visto che il procedimento dinanzi al Board non prevede nemmeno termini per depositare memorie, documenti e repliche né garantisce il diritto di essere ascoltati. Il contenuto essenziale delle decisioni non è prefissato. Difettano i requisiti tipici ed essenziali delle sentenze come le sottoscrizioni dei giudici, rendendo del tutto impossibile verificare che questi siano terzi e imparziali. Non è nemmeno garantita la presenza nel collegio di un esperto della nazionalità di riferimento del caso. 2. La mancata considerazione dei principi costituzionali propri dei Paesi di volta in volta territorialmente coinvolti è dimostrata dall’analisi delle decisioni sinora assunte dall’Oversight Board. In un caso che ha riguardato la disinformazione in merito all’emergenza Covid-19, l’Oversight Board ha dichiarato di aver assunto quale parametro delle sue decisioni una sezione degli Standard della community di Facebook, creata allo scopo e relativa alla “Disinformazione sulla salute durante emergenze sanitarie pubbliche”, oltre che delle informazioni contenute nella pagina del Centro assistenza a corredo. Un altro caso ha riguardato un post in cui un noto uomo di spettacolo americano, Kanye West, avrebbe assunto pubblicamente una posizione antisemita e revisionista rispetto alla figura di Adolf Hitler. Tale decisione, oltre a richiamare la soft law di Meta, si è contraddistinta per il frequente richiamo di precedenti dello stesso Board, secondo una logica di common law. Lo stesso modus operandi traspare in un’altra decisione relativa a una caricatura pubblicata su Facebook, asseritamente ironica tanto rispetto agli ebrei quanto rispetto al movimento Black Lives Matter: tale decisione è stata assunta facendo principalmente riferimento alla “Meta’s Hate Speech policy”. Un ulteriore caso ha riguardato un post pubblicato in Lettonia che equiparava l’esercito russo in Ucraina e i nazisti: la decisione ha assunto quale parametro gli Standard della community di Facebook e i suoi valori ma, a differenza delle altre analizzate, ha considerato anche i Principi Guida delle Nazioni Unite per le imprese e i diritti umani (UNGP). L’applicazione di tali principi, tuttavia, viene espressamente ricondotta a un’adesione volontaria da parte di Meta sulla base delle proprie norme che li richiamano. 3. Il residuo ruolo dei poteri pubblici è quindi cruciale nel delimitare ciò che i poteri privati possono e non possono fare, determinando almeno una cornice di principi da rispettare. Il legislatore dovrà essere in grado di prevedere normative sufficientemente generali e astratte e in grado di resistere al rischio di una rapida obsolescenza. Questa regolamentazione non dovrà invadere gli spazi dei privati disciplinando ogni singolo aspetto, perché rischierebbe così di bloccare l’innovazione, ma prevedere regole certe e di immediata e diffusa applicabilità. Per tutelare efficacemente la libertà di espressione online, le forme di giustizia privata possono funzionare soltanto se i legislatori, al massimo livello possibile, imporranno garanzie minime a favore delle parti: basti pensare alla possibilità di difesa tecnica e all’effettività del contraddittorio oltre che a garanzie sulla nomina di giudici, che siano al di fuori di ogni possibile dubbio indipendenti e imparziali. In definitiva, se non è possibile e forse nemmeno auspicabile scoraggiare in radice forme di autoregolamentazione e di giustizia privata, è tuttavia necessario indirizzarle con gli strumenti di cui ancora dispone l’hard law, per garantire il rispetto di regole che abbiano un’origine democratica e per preservare i diritti fondamentali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.