Il contributo presentato offre una panoramica iniziale sui risultati di una ricerca dottorale quanti-qualitativa focalizzata sulle transizioni biografiche, con particolare attenzione al passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado all’università. La prima azione di questa ricerca consiste nella conduzione di una revisione della letteratura, dalla quale emerge chiaramente che i principali fattori di rischio nella fase di transizione scuola-università sono il basso livello di istruzione della famiglia di provenienza e l’assenza di fratelli e/o sorelle universitari/e (JY Jung, 2013, p. 101). Questi due fattori non solo complicano il percorso universitario, ma aumentano anche il rischio di abbandono nei primi anni, in quanto gli studenti e le studentesse, non avendo esperienze universitarie pregresse nel contesto familiare, potrebbero sentirsi inadeguati e maturare la convinzione di non poter avere successo nel sistema formativo. Queste evidenze sono state confermate da un’indagine quantitativa condotta tramite la somministrazione di questionari a 1.033 studenti e studentesse immatricolati/e per l’anno accademico 2023/2024 ai Corsi di primo livello dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli (campione: 1033; popolazione: 1848). I dati rilevano che la maggior parte degli studenti e delle studentesse proviene da famiglie in cui i genitori non hanno un titolo accademico (il 49% dei genitori ha il diploma di scuola superiore di secondo grado; il 29,9% il diploma di scuola superiore di secondo grado), e una significativa percentuale (58,4%) non ha fratelli e/o sorelle universitari/e. Negli ambienti in cui mancano modelli di comportamento accademico e di realizzazione, gli studenti e le studentesse identificano come principali sfide la comprensione del funzionamento dell’università (40,9%), l’approccio con i metodi di studio (59,7%) per il timore di non saperli gestire autonomamente (57,2%) e la preparazione degli esami (56,5%). Inoltre, il 42% degli studenti e delle studentesse esprime insicurezza nelle proprie capacità, spesso influenzata dalla paura del fallimento (57,5%). In un contesto caratterizzato da povertà educativa, il rischio di perpetuazione di questa condizione nelle generazioni future è elevato. Infatti, il 49,7% degli studenti e delle studentesse desidererebbe partecipare a incontri di orientamento per ascoltare le esperienze di chi ha già intrapreso/concluso il percorso universitario. La maggior parte degli attori coinvolti nell’indagine ha avuto accesso solo a pratiche orientative basate sulla condivisione delle informazioni, come colloqui informativi (28,8%) e incontri di Open Day (35,1%). Di conseguenza, il 50,4% degli/delle intervistati/e ritiene che queste attività forniscano solo parzialmente il supporto necessario per fare scelte consapevoli. Questo effetto disarmonico tra le necessità degli studenti e delle studentesse e le pratiche attuali sottolinea l’urgenza di ridefinire l’orientamento (Corbi, 2002, p. 69). In questa prospettiva, la ricerca propone l’adozione di un approccio narrativo (Batini F., 2024, p. 42) che valorizzi le storie di vita come strumenti sia per esplorare come gli attori attribuiscano significato alle loro esperienze sia per mettere in atto un processo di trasformazione del sé (Cunti, A., Priore A., 2020, p. 90). Tenendo conto di queste realtà, si auspica di acquisire una comprensione multidimensionale delle diverse prospettive socio-culturali e di contribuire a co-costruire pratiche orientative che promuovano un maggiore supporto ai diversi gruppi culturali, garantendo a tutti e a tutte opportunità di sviluppo personale e professionale.
Le storie di vita come strumenti per ridefinire pratiche di orientamento in contesti di povertà educativa familiare
Melania Talotti
2025-01-01
Abstract
Il contributo presentato offre una panoramica iniziale sui risultati di una ricerca dottorale quanti-qualitativa focalizzata sulle transizioni biografiche, con particolare attenzione al passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado all’università. La prima azione di questa ricerca consiste nella conduzione di una revisione della letteratura, dalla quale emerge chiaramente che i principali fattori di rischio nella fase di transizione scuola-università sono il basso livello di istruzione della famiglia di provenienza e l’assenza di fratelli e/o sorelle universitari/e (JY Jung, 2013, p. 101). Questi due fattori non solo complicano il percorso universitario, ma aumentano anche il rischio di abbandono nei primi anni, in quanto gli studenti e le studentesse, non avendo esperienze universitarie pregresse nel contesto familiare, potrebbero sentirsi inadeguati e maturare la convinzione di non poter avere successo nel sistema formativo. Queste evidenze sono state confermate da un’indagine quantitativa condotta tramite la somministrazione di questionari a 1.033 studenti e studentesse immatricolati/e per l’anno accademico 2023/2024 ai Corsi di primo livello dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli (campione: 1033; popolazione: 1848). I dati rilevano che la maggior parte degli studenti e delle studentesse proviene da famiglie in cui i genitori non hanno un titolo accademico (il 49% dei genitori ha il diploma di scuola superiore di secondo grado; il 29,9% il diploma di scuola superiore di secondo grado), e una significativa percentuale (58,4%) non ha fratelli e/o sorelle universitari/e. Negli ambienti in cui mancano modelli di comportamento accademico e di realizzazione, gli studenti e le studentesse identificano come principali sfide la comprensione del funzionamento dell’università (40,9%), l’approccio con i metodi di studio (59,7%) per il timore di non saperli gestire autonomamente (57,2%) e la preparazione degli esami (56,5%). Inoltre, il 42% degli studenti e delle studentesse esprime insicurezza nelle proprie capacità, spesso influenzata dalla paura del fallimento (57,5%). In un contesto caratterizzato da povertà educativa, il rischio di perpetuazione di questa condizione nelle generazioni future è elevato. Infatti, il 49,7% degli studenti e delle studentesse desidererebbe partecipare a incontri di orientamento per ascoltare le esperienze di chi ha già intrapreso/concluso il percorso universitario. La maggior parte degli attori coinvolti nell’indagine ha avuto accesso solo a pratiche orientative basate sulla condivisione delle informazioni, come colloqui informativi (28,8%) e incontri di Open Day (35,1%). Di conseguenza, il 50,4% degli/delle intervistati/e ritiene che queste attività forniscano solo parzialmente il supporto necessario per fare scelte consapevoli. Questo effetto disarmonico tra le necessità degli studenti e delle studentesse e le pratiche attuali sottolinea l’urgenza di ridefinire l’orientamento (Corbi, 2002, p. 69). In questa prospettiva, la ricerca propone l’adozione di un approccio narrativo (Batini F., 2024, p. 42) che valorizzi le storie di vita come strumenti sia per esplorare come gli attori attribuiscano significato alle loro esperienze sia per mettere in atto un processo di trasformazione del sé (Cunti, A., Priore A., 2020, p. 90). Tenendo conto di queste realtà, si auspica di acquisire una comprensione multidimensionale delle diverse prospettive socio-culturali e di contribuire a co-costruire pratiche orientative che promuovano un maggiore supporto ai diversi gruppi culturali, garantendo a tutti e a tutte opportunità di sviluppo personale e professionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.