Il contributo, scritto a poca distanza dall’attentato a Charlie Hebdo nel contesto di una ricerca di diritto comparato promossa dall’Università di Bordeaux, restituisce nella sua prima parte l’esperienza italiana in tema di rapporto tra religioni e diritto penale, evidenziando le caratteristiche peculiari che il principio di laicità ha assunto nel nostro ordinamento attraverso una ricostruzione storica del suo divenire e una riflessione sulle diverse valenze che la tutela penale della religione ha via via assunto nel sistema normativo e nelle decisioni della Corte costituzionale. La seconda parte è invece incentrata sulla verifica di un tema delicatissimo: se, nel rispetto della libertà di religione, la blasfemia possa rappresentare un limite alla libertà d’espressione. Il discorso si contestualizza immediatamente nel riferimento alle società occidentali, caratterizzate dalla molteplicità di culture coesistenti che raramente si ricompongono in un multiculturalismo effettivo, e apre a una serie di domande sui limiti delle libertà. Relativamente al diritto di satira religiosa, ne vengono delineati gli specifici contorni, anche alla luce della giurisprudenza della Corte EDU, che derivano sempre da equilibri di bilanciamento, di impatto e di contesto, senza mai trovare il proprio fondamento in una gerarchia a priori dei valori. Con un discorrere dialogico nettamente volto a enucleare i problemi più insidiosi, il lavoro si chiede se la definizione dei rapporti tra libertà d’opinione e libertà di religione debba essere sempre declinata in termini di contrasto e di opposizione e non possa invece essere ricomposta in una sinergia per lo sviluppo della democrazia, rimodulandola alla luce di principi fondamentali non ancora rientranti nelle dinamiche tradizionali di bilanciamento.

Religions et droit pénal

DEL TUFO, Mariavaleria
2017-01-01

Abstract

Il contributo, scritto a poca distanza dall’attentato a Charlie Hebdo nel contesto di una ricerca di diritto comparato promossa dall’Università di Bordeaux, restituisce nella sua prima parte l’esperienza italiana in tema di rapporto tra religioni e diritto penale, evidenziando le caratteristiche peculiari che il principio di laicità ha assunto nel nostro ordinamento attraverso una ricostruzione storica del suo divenire e una riflessione sulle diverse valenze che la tutela penale della religione ha via via assunto nel sistema normativo e nelle decisioni della Corte costituzionale. La seconda parte è invece incentrata sulla verifica di un tema delicatissimo: se, nel rispetto della libertà di religione, la blasfemia possa rappresentare un limite alla libertà d’espressione. Il discorso si contestualizza immediatamente nel riferimento alle società occidentali, caratterizzate dalla molteplicità di culture coesistenti che raramente si ricompongono in un multiculturalismo effettivo, e apre a una serie di domande sui limiti delle libertà. Relativamente al diritto di satira religiosa, ne vengono delineati gli specifici contorni, anche alla luce della giurisprudenza della Corte EDU, che derivano sempre da equilibri di bilanciamento, di impatto e di contesto, senza mai trovare il proprio fondamento in una gerarchia a priori dei valori. Con un discorrere dialogico nettamente volto a enucleare i problemi più insidiosi, il lavoro si chiede se la definizione dei rapporti tra libertà d’opinione e libertà di religione debba essere sempre declinata in termini di contrasto e di opposizione e non possa invece essere ricomposta in una sinergia per lo sviluppo della democrazia, rimodulandola alla luce di principi fondamentali non ancora rientranti nelle dinamiche tradizionali di bilanciamento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/487
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