Il volume parte dalla consapevolezza che solo un progetto pedagogico di ampio respiro possa trasformare l'attuale società multiculturale, costituita da persone di etnie, lingue e culture diverse che vivono fianco a fianco senza comunicare, in una società interculturale in cui i vari gruppi etnici si aprano ad uno scambio dialogico e ad una comunicazione in grado di arricchire tutti. Un tale progetto, che tende a sviluppare nei giovani un pensiero aperto al nuovo, antidogmatico e capace di decentrarsi, deve partire da una educazione alla democrazia e al rispetto di tutte le differenze che agitano la attuale società complessa. In tale prospettiva vengono proposti modelli narrativi e pratiche pedagogiche autobiografiche in grado di generare un mutamento non traumatico nel sistema relazionale dell'immigrato e in particolare dei bambini stranieri, che consenta loro di compiere un percorso di integrazione senza disperdere i valori di riferimento della propria cultura. In questa prospettiva il testo si propone di rapportare i tre aspetti che particolarmente caratterizzano il sapere pedagogico: la contestualizzazione storica, l’elaborazione di modelli teorici e la ricerca sul campo nell’interazione circolare teoria-prassi-teoria. Nella prima parte, nella consapevolezza che nessun serio discorso interculturale può prescindere dalla contestualizzazione storica che, aiutando a comprendere le dinamiche sociali ed economiche sottese agli eventi, consente di prendere coscienza dei problemi e di avviare una riflessione costruttiva per individuare delle possibili soluzioni, viene delineato il quadro storico di riferimento del fenomeno immigrazione; in particolare viene ricordato l’esodo oltre Oceano, a cavallo tra 1800 e 1900, di più di cinquanta milioni di Europei, (tra cui altissima la percentuale di italiani) interpretando il fenomeno alla luce delle dinamiche economiche e sociali dell’epoca. Proseguendo in questa prospettiva vengono inseriti e spiegati i recenti movimenti migratori verso l’Europa e l’Italia e la trasformazione in molti casi da emigrazioni temporanee in emigrazioni stabili, fenomeno che, paradossalmente, è conseguenza delle politiche restrittive tese ad arginarlo; il tutto accompagnato da una analisi delle forti interconnessioni che esistono oggi tra la struttura economica del mondo occidentale e quella dei Paesi del terzo mondo. Nella seconda parte il testo entra nel merito dei problemi posti dall’emergenza interculturale in una società complessa come quella attuale, riflettendo sulle risposte avanzate nell’ambito del dibattito pedagogico in cui emerge la necessità di provvedere ad una adeguata formazione in chiave interculturale: si evidenziano come due fondamentali fronti d’intervento quello scolastico e quello del lifelong learning. Sul fronte scolastico per il notevole ritardo con cui le istituzioni si sono mosse si rischia di non riuscire a fornire risposte adeguate alle esigenze di una società che va rapidamente cambiando connotazione etnica, culturale, religiosa. Sul fronte del lifelong learning, vengono presentati i modelli teorici che attualmente guidano la prassi educativa, soffermandosi in particolare su quelli elaborati da Paulo Freire e dal Gruppo di ricerca ginevrino afferente al GRAPA (Groupe de Recherche sur les Adultes et leurs processus d’Apprentissage) che ha come esponenti di rilievo Peter Alheit, Pierre Dominicé, Christine Josso e Gaston Pineau. Nella parte conclusiva del testo ci si sofferma sui metodi d’indagine qualitativa attualmente utilizzati dalla ricerca in ambito educativo per la loro capacità di attingere, con maggiore efficacia dei metodi quantitativi tipici delle scienze naturali, alla molteplicità e variabilità dei meccanismi di apprendimento della mente umana. In particolare vengono presentati i risultati di una ricerca sul campo con i bambini immigrati, realizzata attraverso l’uso dell’autobiografia che, un tempo appannaggio esclusivo della sociologia, viene oggi rivisitata in chiave pedagogica e sembra in grado di fornire risposte concrete ai bisogni di una società complessa dove la conoscenza dell’altro è elemento fondante per una pacifica coesistenza.

LA SOCIETA' INTERCULTURALE. MODELLI E PRATICHE PEDAGOGICHE

SIRIGNANO, Fabrizio Manuel
2007-01-01

Abstract

Il volume parte dalla consapevolezza che solo un progetto pedagogico di ampio respiro possa trasformare l'attuale società multiculturale, costituita da persone di etnie, lingue e culture diverse che vivono fianco a fianco senza comunicare, in una società interculturale in cui i vari gruppi etnici si aprano ad uno scambio dialogico e ad una comunicazione in grado di arricchire tutti. Un tale progetto, che tende a sviluppare nei giovani un pensiero aperto al nuovo, antidogmatico e capace di decentrarsi, deve partire da una educazione alla democrazia e al rispetto di tutte le differenze che agitano la attuale società complessa. In tale prospettiva vengono proposti modelli narrativi e pratiche pedagogiche autobiografiche in grado di generare un mutamento non traumatico nel sistema relazionale dell'immigrato e in particolare dei bambini stranieri, che consenta loro di compiere un percorso di integrazione senza disperdere i valori di riferimento della propria cultura. In questa prospettiva il testo si propone di rapportare i tre aspetti che particolarmente caratterizzano il sapere pedagogico: la contestualizzazione storica, l’elaborazione di modelli teorici e la ricerca sul campo nell’interazione circolare teoria-prassi-teoria. Nella prima parte, nella consapevolezza che nessun serio discorso interculturale può prescindere dalla contestualizzazione storica che, aiutando a comprendere le dinamiche sociali ed economiche sottese agli eventi, consente di prendere coscienza dei problemi e di avviare una riflessione costruttiva per individuare delle possibili soluzioni, viene delineato il quadro storico di riferimento del fenomeno immigrazione; in particolare viene ricordato l’esodo oltre Oceano, a cavallo tra 1800 e 1900, di più di cinquanta milioni di Europei, (tra cui altissima la percentuale di italiani) interpretando il fenomeno alla luce delle dinamiche economiche e sociali dell’epoca. Proseguendo in questa prospettiva vengono inseriti e spiegati i recenti movimenti migratori verso l’Europa e l’Italia e la trasformazione in molti casi da emigrazioni temporanee in emigrazioni stabili, fenomeno che, paradossalmente, è conseguenza delle politiche restrittive tese ad arginarlo; il tutto accompagnato da una analisi delle forti interconnessioni che esistono oggi tra la struttura economica del mondo occidentale e quella dei Paesi del terzo mondo. Nella seconda parte il testo entra nel merito dei problemi posti dall’emergenza interculturale in una società complessa come quella attuale, riflettendo sulle risposte avanzate nell’ambito del dibattito pedagogico in cui emerge la necessità di provvedere ad una adeguata formazione in chiave interculturale: si evidenziano come due fondamentali fronti d’intervento quello scolastico e quello del lifelong learning. Sul fronte scolastico per il notevole ritardo con cui le istituzioni si sono mosse si rischia di non riuscire a fornire risposte adeguate alle esigenze di una società che va rapidamente cambiando connotazione etnica, culturale, religiosa. Sul fronte del lifelong learning, vengono presentati i modelli teorici che attualmente guidano la prassi educativa, soffermandosi in particolare su quelli elaborati da Paulo Freire e dal Gruppo di ricerca ginevrino afferente al GRAPA (Groupe de Recherche sur les Adultes et leurs processus d’Apprentissage) che ha come esponenti di rilievo Peter Alheit, Pierre Dominicé, Christine Josso e Gaston Pineau. Nella parte conclusiva del testo ci si sofferma sui metodi d’indagine qualitativa attualmente utilizzati dalla ricerca in ambito educativo per la loro capacità di attingere, con maggiore efficacia dei metodi quantitativi tipici delle scienze naturali, alla molteplicità e variabilità dei meccanismi di apprendimento della mente umana. In particolare vengono presentati i risultati di una ricerca sul campo con i bambini immigrati, realizzata attraverso l’uso dell’autobiografia che, un tempo appannaggio esclusivo della sociologia, viene oggi rivisitata in chiave pedagogica e sembra in grado di fornire risposte concrete ai bisogni di una società complessa dove la conoscenza dell’altro è elemento fondante per una pacifica coesistenza.
2007
9788846718242
BAMBINI IMMIGRATI; AUTOBIOGRAFIA; INTERCULTURA
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/5005
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
social impact