Il volume esemplifica attraverso percorsi di studio inediti il ruolo centrale svolto da Napoli e dalla cultura partenopea Quattro-Cinquecentesca nella poesia spagnola della prima metà del XVI secolo. Il primo dei quattro saggi affronta un nodo centrale della poesia di Juan Boscán: il suo rapporto con i RVF di Francesco Petrarca. Il barcellonese, pur accogliendo nel Libro segundo delle Obras la struttura di canzoniere canonizzata da Pietro Bembo, redige un’autobiografia lirica di segno opposto a quella delle Rime, respingendo la palinodia dell’amore per celebrarne invece le virtù salvifiche nella sua dimensione coniugale, attraverso un percorso che lo conduce, à rebours, al De amore coniugali di Giovanni Pontano. Il secondo e il terzo saggio presentano, rispettivamente, lo studio e l’edizione critica di due testi inediti – uno in italiano e l’altro in spagnolo – del poeta-soldato Juan de la Vega, autore dei rarissimi Versos de Juan de la Vega (Napoli, Mattia Cancer, 1552). Il primo componimento è un modello di poesia encomiastica intermedio fra la serie di poemetti allegorici in ottave arricchiti di cataloghi elogiativi delle dame, scritti a Napoli fra il 1535 e il 1536, e il Tempio alla divina signora donna Giovanna d’Aragona (1554); testimonia, inoltre, l’attenzione di Juan de la Vega per un topos specialmente caro ai poeti del XVI secolo: il connubio fra scrittura e pittura e le tensioni di cui quel connubio è portatore. L’Epistola a Francisco de Salinas, è invece un interessante tassello nell’evoluzione del genere dell’epistola in versi nella poesia spagnola del Cinquecento, fra modello ariostesco e ‘deriva’ epistolare. L’ultimo saggio è dedicato alla persistenza nella poesia encomiastica vicereale del «mito partenopeo», così come esso si era sviluppato e consolidato in epoca aragonese, e ai significati politico-culturali che tale persistenza, al livello dell’immaginario, acquisì nella rappresentazione del potere.
La nobil città de la sirena. Cultura napoletana e poesia spagnola del Cinquecento
D'AGOSTINO, Maria
2017-01-01
Abstract
Il volume esemplifica attraverso percorsi di studio inediti il ruolo centrale svolto da Napoli e dalla cultura partenopea Quattro-Cinquecentesca nella poesia spagnola della prima metà del XVI secolo. Il primo dei quattro saggi affronta un nodo centrale della poesia di Juan Boscán: il suo rapporto con i RVF di Francesco Petrarca. Il barcellonese, pur accogliendo nel Libro segundo delle Obras la struttura di canzoniere canonizzata da Pietro Bembo, redige un’autobiografia lirica di segno opposto a quella delle Rime, respingendo la palinodia dell’amore per celebrarne invece le virtù salvifiche nella sua dimensione coniugale, attraverso un percorso che lo conduce, à rebours, al De amore coniugali di Giovanni Pontano. Il secondo e il terzo saggio presentano, rispettivamente, lo studio e l’edizione critica di due testi inediti – uno in italiano e l’altro in spagnolo – del poeta-soldato Juan de la Vega, autore dei rarissimi Versos de Juan de la Vega (Napoli, Mattia Cancer, 1552). Il primo componimento è un modello di poesia encomiastica intermedio fra la serie di poemetti allegorici in ottave arricchiti di cataloghi elogiativi delle dame, scritti a Napoli fra il 1535 e il 1536, e il Tempio alla divina signora donna Giovanna d’Aragona (1554); testimonia, inoltre, l’attenzione di Juan de la Vega per un topos specialmente caro ai poeti del XVI secolo: il connubio fra scrittura e pittura e le tensioni di cui quel connubio è portatore. L’Epistola a Francisco de Salinas, è invece un interessante tassello nell’evoluzione del genere dell’epistola in versi nella poesia spagnola del Cinquecento, fra modello ariostesco e ‘deriva’ epistolare. L’ultimo saggio è dedicato alla persistenza nella poesia encomiastica vicereale del «mito partenopeo», così come esso si era sviluppato e consolidato in epoca aragonese, e ai significati politico-culturali che tale persistenza, al livello dell’immaginario, acquisì nella rappresentazione del potere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.