Si studiano gli apporti del critico-scrittore all’interpretazione di Dante: attraverso una stringente analisi dei testi e sulla scorta di una documentazione anche inedita si dimostra l’irriducibilità del dantismo grafiano agli schemi della scuola storica; quindi si individuano e analizzano nel dettaglio i singoli contributi danteschi, avvalendosi degli scambi epistolari inediti intercorsi tra Graf e i principali esponenti della critica dei suoi anni: Ernesto Monaci, Francesco Novati, Vittorio Rossi. Gli scritti − che includono anche un quaderno di lezioni degli anni 1886-1887 fortunosamente rinvenuto tra i volumi del lascito Gabotto alla Biblioteca civica di Torino − si estendono da una breve nota Sopra i versi 58-60 del canto XXXII del «Purgatorio» (1882), primissimo esordio che risale agli anni della collaborazione al «Giornale di filologia romanza» di Ernesto, alla lettura del XXVIII canto del Purgatorio (1902) attestazione di un Graf sorprendentemente attento alle prerogative estetiche del testo. Questi lavori eterogenei, abitualmente omessi dall’elenco usuale dei contributi danteschi di Graf, si rivelano, oltre che testimonianza rilevante dell’interesse grafiano per il pensiero dell’Alighieri, riferimento non trascurabile per i dantisti, tanto da prefigurare alcune delle soluzioni più attendibili della dantistica novecentesca.
A commentar Dante ci vuole un medievalista : saggi sul dantismo critico di Arturo Graf, prefazione di Achille Tartaro
BUFACCHI, EMANUELA
2008-01-01
Abstract
Si studiano gli apporti del critico-scrittore all’interpretazione di Dante: attraverso una stringente analisi dei testi e sulla scorta di una documentazione anche inedita si dimostra l’irriducibilità del dantismo grafiano agli schemi della scuola storica; quindi si individuano e analizzano nel dettaglio i singoli contributi danteschi, avvalendosi degli scambi epistolari inediti intercorsi tra Graf e i principali esponenti della critica dei suoi anni: Ernesto Monaci, Francesco Novati, Vittorio Rossi. Gli scritti − che includono anche un quaderno di lezioni degli anni 1886-1887 fortunosamente rinvenuto tra i volumi del lascito Gabotto alla Biblioteca civica di Torino − si estendono da una breve nota Sopra i versi 58-60 del canto XXXII del «Purgatorio» (1882), primissimo esordio che risale agli anni della collaborazione al «Giornale di filologia romanza» di Ernesto, alla lettura del XXVIII canto del Purgatorio (1902) attestazione di un Graf sorprendentemente attento alle prerogative estetiche del testo. Questi lavori eterogenei, abitualmente omessi dall’elenco usuale dei contributi danteschi di Graf, si rivelano, oltre che testimonianza rilevante dell’interesse grafiano per il pensiero dell’Alighieri, riferimento non trascurabile per i dantisti, tanto da prefigurare alcune delle soluzioni più attendibili della dantistica novecentesca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.