Suggestionato dal "caso Beilis", l'"affaire Dreyfus" russo, Arnold Zweig, autore ebreo tedesco, nel 1913 compose di getto il dramma documentario "Omicidio rituale in Ungheria", strutturato sugli atti del grande processo di Tisza Eslar. Con intento denunziatorio il drammaturgo mostrava attraverso un esempio di teatro nel teatro che i processi per assassinio rituale che in quegli anni facevano grande scalpore in Europa non fossero altro che una messinscena, nella quale il mito del sangue demagogicamente veniva confuso con la storia. Nella cittadina ungherese di Tisza Eslar era scomparsa Esther Solymosi, una giovane contadina cristiana. Era il sabato prima della Pesach, la Pasqua ebraica, e, per l'antico pregiudizio del sangue, la piccola comunità ebraica locale venne ingiustamente accusata di assassinio rituale. Moritz Scharf, un ragazzo ebreo, era il teste chiave del processo. Sotto tortura testimoniò di aver assistito dal buco della serratura della sinagoga a un rito di sangue per il quale era stata sacrificata la piccola Esther. Fin qui storia e finzione coincidono. nel teatro di Zweig un antefatto svela il vero colpevole del crimine: un nobile cristiano. L'introduzione all'opera drammaturgica, tradotta per la prima volta in italiano, consente di ripercorrere la storia del mitologema, dal I secolo d.C. alla modernita, nonché la sua recezione nella letteratura di lingua teddesca della Mitteleuropa. Il ritratto dell'autore presenta l'impegno letterario e politico di Arnold Zweig nell'arco di tempo tra i due conflitti mondiali e dopo la fondazione della DDR, un impegno assunto in nome del profondo amore per la patria tedesca di un Goethejude, di un figlio della Germania weimariana.

Arnold Zweig. Omicidio rituale in Ungheria

PAUMGARDHEN, Paola
2008-01-01

Abstract

Suggestionato dal "caso Beilis", l'"affaire Dreyfus" russo, Arnold Zweig, autore ebreo tedesco, nel 1913 compose di getto il dramma documentario "Omicidio rituale in Ungheria", strutturato sugli atti del grande processo di Tisza Eslar. Con intento denunziatorio il drammaturgo mostrava attraverso un esempio di teatro nel teatro che i processi per assassinio rituale che in quegli anni facevano grande scalpore in Europa non fossero altro che una messinscena, nella quale il mito del sangue demagogicamente veniva confuso con la storia. Nella cittadina ungherese di Tisza Eslar era scomparsa Esther Solymosi, una giovane contadina cristiana. Era il sabato prima della Pesach, la Pasqua ebraica, e, per l'antico pregiudizio del sangue, la piccola comunità ebraica locale venne ingiustamente accusata di assassinio rituale. Moritz Scharf, un ragazzo ebreo, era il teste chiave del processo. Sotto tortura testimoniò di aver assistito dal buco della serratura della sinagoga a un rito di sangue per il quale era stata sacrificata la piccola Esther. Fin qui storia e finzione coincidono. nel teatro di Zweig un antefatto svela il vero colpevole del crimine: un nobile cristiano. L'introduzione all'opera drammaturgica, tradotta per la prima volta in italiano, consente di ripercorrere la storia del mitologema, dal I secolo d.C. alla modernita, nonché la sua recezione nella letteratura di lingua teddesca della Mitteleuropa. Il ritratto dell'autore presenta l'impegno letterario e politico di Arnold Zweig nell'arco di tempo tra i due conflitti mondiali e dopo la fondazione della DDR, un impegno assunto in nome del profondo amore per la patria tedesca di un Goethejude, di un figlio della Germania weimariana.
2008
978-88-6042-302-3
Arnold Zweig, omicidio rituale, Ungheria, Pasque di sangue
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/5376
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