The paper moves from an analysis of the contemporary crisis and of the educational challenges aimed to break down the material and immaterial walls that increasingly separate people from one another. It also analyzes the difficulties in finding a notion of post-universalistic and post-western cosmopolitanism. It suggests considering cosmopolitanism as a situated and dialogic transformative dynamic, based on the openness to otherness and requiring the ability to inhabit, through a continuous crossing, those interstitial spaces in which a constant redefinition of forms, both subjects and cultures, is realized. On this basis, a proposal is advanced for an education to cosmopolitanism as a way of overcoming and crossing the boundaries within the Community of Philosophical Inquiry that, seen in terms of a third space, allows to experience forms of coexistence that are not based on conflict , nor on convergence, but rather on a tension between the enunciations of its members. It is in the tension between enunciations - considered from the point of view of Bakhtin as responsible actions and, in this sense, always characterized by responsiveness - that the differentiation between Me and the Other happens, in so both acquire the reciprocal forms. The acquired forms will always be untraversable, in so much as the boundaries of and within the Community of Philosophical Inquiry are untraversable.

L’articolo prende le mosse da un’analisi della crisi contemporanea e delle sfide educative per abbattere i muri, materiali e immateriali, che sempre più separano le persone le une dalle altre e attraversa le difficoltà connesse all’individuazione di una nozione di cosmopolitismo post-universalistica e post-occidentale. Si perviene a una considerazione del cosmopolitismo come situata e dialogica dinamica trasformativa fondata sull’apertura all’alterità e che richiede di saper abitare, con un attraversamento continuo, quegli spazi interstiziali in cui si realizza una costante ridefinizione delle forme, di soggetti e culture. Su questa base prende corpo una proposta di educazione al cosmopolitismo come esercizio di superamento e attraversamento dei confini all’interno della Comunità di Ricerca Filosofica che, letta nei termini di un terzo spazio, permette di sperimentare forme di coesistenza che non si basano né sul conflitto, né sulla convergenza, quanto, piuttosto, su una tensione fra le enunciazioni dei suoi membri. È nella tensione fra le enunciazioni – considerate dal punto di vista di Bachtin come azioni responsabili e, in tal senso, sempre caratterizzate da responsività – che si attiva quel processo di differenziazione fra sé e altro, ossia di acquisizione delle reciproche forme. Forme che non sono invalicabili proprio come i confini della e nella Comunità di Ricerca Filosofica.

L’educazione al cosmopolitismo nella Comunità di Ricerca Filosofica: imparare ad abitare gli spazi intermedi

Manno D
2017-01-01

Abstract

The paper moves from an analysis of the contemporary crisis and of the educational challenges aimed to break down the material and immaterial walls that increasingly separate people from one another. It also analyzes the difficulties in finding a notion of post-universalistic and post-western cosmopolitanism. It suggests considering cosmopolitanism as a situated and dialogic transformative dynamic, based on the openness to otherness and requiring the ability to inhabit, through a continuous crossing, those interstitial spaces in which a constant redefinition of forms, both subjects and cultures, is realized. On this basis, a proposal is advanced for an education to cosmopolitanism as a way of overcoming and crossing the boundaries within the Community of Philosophical Inquiry that, seen in terms of a third space, allows to experience forms of coexistence that are not based on conflict , nor on convergence, but rather on a tension between the enunciations of its members. It is in the tension between enunciations - considered from the point of view of Bakhtin as responsible actions and, in this sense, always characterized by responsiveness - that the differentiation between Me and the Other happens, in so both acquire the reciprocal forms. The acquired forms will always be untraversable, in so much as the boundaries of and within the Community of Philosophical Inquiry are untraversable.
2017
L’articolo prende le mosse da un’analisi della crisi contemporanea e delle sfide educative per abbattere i muri, materiali e immateriali, che sempre più separano le persone le une dalle altre e attraversa le difficoltà connesse all’individuazione di una nozione di cosmopolitismo post-universalistica e post-occidentale. Si perviene a una considerazione del cosmopolitismo come situata e dialogica dinamica trasformativa fondata sull’apertura all’alterità e che richiede di saper abitare, con un attraversamento continuo, quegli spazi interstiziali in cui si realizza una costante ridefinizione delle forme, di soggetti e culture. Su questa base prende corpo una proposta di educazione al cosmopolitismo come esercizio di superamento e attraversamento dei confini all’interno della Comunità di Ricerca Filosofica che, letta nei termini di un terzo spazio, permette di sperimentare forme di coesistenza che non si basano né sul conflitto, né sulla convergenza, quanto, piuttosto, su una tensione fra le enunciazioni dei suoi membri. È nella tensione fra le enunciazioni – considerate dal punto di vista di Bachtin come azioni responsabili e, in tal senso, sempre caratterizzate da responsività – che si attiva quel processo di differenziazione fra sé e altro, ossia di acquisizione delle reciproche forme. Forme che non sono invalicabili proprio come i confini della e nella Comunità di Ricerca Filosofica.
critical cosmopolitanism, intercultural education, Philosophy for Children, Bakhtin, third space, borders
cosmopolitismo critico, pedagogia interculturale, philosophy for children, Bachtin, terzo spazio, confini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/12567
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