Il saggio ricostruisce l’interesse di Gobetti per Leopardi attraverso le annotazioni ai libri della biblioteca privata, le osservazioni presenti nei carteggi e i riferimenti negli scritti pubblicati, tra i quali si distingue la stroncatura ai “Viaggi nel tempo” di Vincenzo Cardarelli. Ne emerge una particolare attenzione per “Le operette morali”, delle quali si rileva e valorizza principalmente l’elemento ironico avviando una linea critica nuova rispetto alle proposte contemporanee più accreditate, avanzate da Cardarelli e Gentile. Gobetti percepisce l’ironia leopardiana come strumento attivo del processo filosofico e del suo argomentare. Tale consapevolezza assume particolare rilievo se riletta alla luce di alcune recenti osservazioni sulla possibilità di tracciare le linee di un ethos laico della scrittura da Cuoco a Cattaneo, da Leopardi a Croce, caratterizzato da precise modalità argomentative, tra le quali si distingue l’efficace vitalità dei procedimenti ironici. Leopardi rappresenta quindi un preciso modello stilistico, quale esempio di luminosa chiarezza dal valore innegabilmente morale; modello da seguire e da contrapporre all’esteriorità accessoria della prosa dannunziana, alla stucchevole e azzimata scrittura accademica, ai rigidi formulari del linguaggio politico.
Gobetti e i classici: Giacomo Leopardi tra ricerche stilistiche e inedite letture
BUFACCHI, EMANUELA
2009-01-01
Abstract
Il saggio ricostruisce l’interesse di Gobetti per Leopardi attraverso le annotazioni ai libri della biblioteca privata, le osservazioni presenti nei carteggi e i riferimenti negli scritti pubblicati, tra i quali si distingue la stroncatura ai “Viaggi nel tempo” di Vincenzo Cardarelli. Ne emerge una particolare attenzione per “Le operette morali”, delle quali si rileva e valorizza principalmente l’elemento ironico avviando una linea critica nuova rispetto alle proposte contemporanee più accreditate, avanzate da Cardarelli e Gentile. Gobetti percepisce l’ironia leopardiana come strumento attivo del processo filosofico e del suo argomentare. Tale consapevolezza assume particolare rilievo se riletta alla luce di alcune recenti osservazioni sulla possibilità di tracciare le linee di un ethos laico della scrittura da Cuoco a Cattaneo, da Leopardi a Croce, caratterizzato da precise modalità argomentative, tra le quali si distingue l’efficace vitalità dei procedimenti ironici. Leopardi rappresenta quindi un preciso modello stilistico, quale esempio di luminosa chiarezza dal valore innegabilmente morale; modello da seguire e da contrapporre all’esteriorità accessoria della prosa dannunziana, alla stucchevole e azzimata scrittura accademica, ai rigidi formulari del linguaggio politico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.