La necessità di una educazione estetica dell’uomo intesa alla Schiller riemerge in una riflessione sulla formazione degli insegnanti e sulla opportunità pedagogica di strutturare una visione interdisciplinare e “embodied” al conoscere. Una visione che restituisce sensibilità alla postura epistemologica e metodologica dell’insegnante e apre alla possibilità di un agire formante che si qualifica come educazione al sentire/del sentire e costituisce, proprio con Schiller, un altro dominio che non oppone bensì ricompone l’unità razionale-sensibile, etica ed estetica, in un divenire che è gioco della “forma vivente”. Lungo questa traiettoria viene intercettato il pensiero politico di Hannah Arendt grazie al quale riconoscere nella categoria di apparenza la dimensione relazionale che connota l’essere senziente, proponendo all’educazione stessa una curvatura estetica e una matrice fenomenologica. La necessità ontologica di una educazione al sentire che riqualifichi l’apparenza e la sua pluralità, ritorna nello scritto come premessa e cornice ad una proposta laboratoriale e alla conseguente esperienza vissuta da un gruppo di studenti futuri insegnanti ed educatori per riflettere sul significato di tale esperienza e sulla sua efficacia o necessità pedagogica che si riconosce in quella “ricerca incessante del fondo sottostante alle mere apparenze” (Arendt) che non solo connota la scienza moderna quanto una possibile poetica pedagogica. In questo senso, ripercorrere il pensiero di Schiller e della Arendt può contribuire a riconfigurare un modello di Bildung in grado di riconoscere la funzione delle arti e rifondare un modello pedagogico sul nesso tra vita attiva e vita contemplativa.
La formazione dell’insegnante a una pedagogia del sentire. Un dialogo tra Friedrich Schiller e Hannah Arendt.
Maria D'AmbrosioMethodology
2020-01-01
Abstract
La necessità di una educazione estetica dell’uomo intesa alla Schiller riemerge in una riflessione sulla formazione degli insegnanti e sulla opportunità pedagogica di strutturare una visione interdisciplinare e “embodied” al conoscere. Una visione che restituisce sensibilità alla postura epistemologica e metodologica dell’insegnante e apre alla possibilità di un agire formante che si qualifica come educazione al sentire/del sentire e costituisce, proprio con Schiller, un altro dominio che non oppone bensì ricompone l’unità razionale-sensibile, etica ed estetica, in un divenire che è gioco della “forma vivente”. Lungo questa traiettoria viene intercettato il pensiero politico di Hannah Arendt grazie al quale riconoscere nella categoria di apparenza la dimensione relazionale che connota l’essere senziente, proponendo all’educazione stessa una curvatura estetica e una matrice fenomenologica. La necessità ontologica di una educazione al sentire che riqualifichi l’apparenza e la sua pluralità, ritorna nello scritto come premessa e cornice ad una proposta laboratoriale e alla conseguente esperienza vissuta da un gruppo di studenti futuri insegnanti ed educatori per riflettere sul significato di tale esperienza e sulla sua efficacia o necessità pedagogica che si riconosce in quella “ricerca incessante del fondo sottostante alle mere apparenze” (Arendt) che non solo connota la scienza moderna quanto una possibile poetica pedagogica. In questo senso, ripercorrere il pensiero di Schiller e della Arendt può contribuire a riconfigurare un modello di Bildung in grado di riconoscere la funzione delle arti e rifondare un modello pedagogico sul nesso tra vita attiva e vita contemplativa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.