For many decades the social, cultural and economic divide between Northern and Southern Italy has been known as the ‘Questione Meridionale’ (QM, literally the ‘Southern Issue’). The fading of the QM from the Italian political agenda is absolutely consistent with political attention shifting to the EU social cohesion policy. The Italian attempt to establish a dedicated Ministry and bureaucratic apparatus has had to contend with the substantial and far-reaching federal reform framework, which has been mainly and influentially sponsored by the secessionist Lega Nord party. The management of the so-called weak area policies of Southern Italy continues to be inefficient and poorly organized. Emphasizing the QM, such poor management has severely damaged these areas, particularly compared with Northern Italy and other peripheral areas of the EU. Drawing on historical evidence, this paper underlines the way in which past public policies were often controlled by Southern Italian policymakers who did not want to or could not promote the full development of Southern Italy.

La scomparsa della «questione meridionale» dall’orizzonte politico è pienamente in linea con il graduale trasferimento all’Unione europea delle competenze sulle politiche di coesione. I tentativi della burocrazia italiana di dare un nome a un ministero che si occupasse di tali politiche hanno dovuto fare i conti con la riforma federalista e con un delicato equilibrio tra le forze politiche. Con l’ulteriore problema della presenza di un movimento secessionista, la Lega Nord, che ha fortemente influenzato il dibattito. In ogni caso, le politiche per le aree deboli continuano a essere condizionate dalla persistenza di una generalizzata inefficienza delle burocrazie regionali nella gestione dei fondi e dei progetti. Ciò ha finito per penalizzare le aree più povere non solo rispetto ad altre aree del paese, ma anche rispetto ad altre aree periferiche dell’Unione europea, producendo un’ulteriore accentuazione del divario Nord Sud. Quanto alla persistenza di argomentazioni storiografiche o di stereotipi diffusi relativi alle ragioni dell’arretratezza del Mezzogiorno, l’articolo mira a mostrare come in realtà sia il nuovo che il vecchio intervento pubblico sono stati il frutto di scelte di natura esclusivamente politica spesso subite dalle classi dirigenti meridionali che, per parte loro, non hanno saputo o voluto indirizzarle ad un effettivo e pieno sviluppo del Sud.

Il Sud e “l’asino di Buridano” ovvero l’irrisolto dualismo economico italiano dalla “questione meridionale” alla “coesione territoriale”

MAROTTA, Sergio
2015-01-01

Abstract

For many decades the social, cultural and economic divide between Northern and Southern Italy has been known as the ‘Questione Meridionale’ (QM, literally the ‘Southern Issue’). The fading of the QM from the Italian political agenda is absolutely consistent with political attention shifting to the EU social cohesion policy. The Italian attempt to establish a dedicated Ministry and bureaucratic apparatus has had to contend with the substantial and far-reaching federal reform framework, which has been mainly and influentially sponsored by the secessionist Lega Nord party. The management of the so-called weak area policies of Southern Italy continues to be inefficient and poorly organized. Emphasizing the QM, such poor management has severely damaged these areas, particularly compared with Northern Italy and other peripheral areas of the EU. Drawing on historical evidence, this paper underlines the way in which past public policies were often controlled by Southern Italian policymakers who did not want to or could not promote the full development of Southern Italy.
2015
La scomparsa della «questione meridionale» dall’orizzonte politico è pienamente in linea con il graduale trasferimento all’Unione europea delle competenze sulle politiche di coesione. I tentativi della burocrazia italiana di dare un nome a un ministero che si occupasse di tali politiche hanno dovuto fare i conti con la riforma federalista e con un delicato equilibrio tra le forze politiche. Con l’ulteriore problema della presenza di un movimento secessionista, la Lega Nord, che ha fortemente influenzato il dibattito. In ogni caso, le politiche per le aree deboli continuano a essere condizionate dalla persistenza di una generalizzata inefficienza delle burocrazie regionali nella gestione dei fondi e dei progetti. Ciò ha finito per penalizzare le aree più povere non solo rispetto ad altre aree del paese, ma anche rispetto ad altre aree periferiche dell’Unione europea, producendo un’ulteriore accentuazione del divario Nord Sud. Quanto alla persistenza di argomentazioni storiografiche o di stereotipi diffusi relativi alle ragioni dell’arretratezza del Mezzogiorno, l’articolo mira a mostrare come in realtà sia il nuovo che il vecchio intervento pubblico sono stati il frutto di scelte di natura esclusivamente politica spesso subite dalle classi dirigenti meridionali che, per parte loro, non hanno saputo o voluto indirizzarle ad un effettivo e pieno sviluppo del Sud.
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