Negli anni del soggiorno romano si concentra quella che viene reputata la grande stagione letteraria di Matilde Serao, eppure l’attenzione critica si è soffermata raramente e di scorcio su questo periodo eccezionalmente propizio per la produzione narrativa della scrittrice. L’articolo ne dimostra il rilievo attraverso i contributi pubblicati sul «Capitan Fracassa» e le importanti lettere fin qui inedite, oltreché sconosciute, a Luigi Arnaldo Vassallo. Ne risulta illuminato il franco riscatto della scrittrice dall’ambiente partenopeo che ne aveva favorito la formazione porgendole quelle armi che ella aveva saputo affinare fino al punto di padroneggiarle per esprimere un’opinione diversa e finanche antagonistica rispetto agli antichi sodali. Una distanza che la spinge a sperimentare una via d’uscita possibile dai limiti del romanzo provinciale, attingendo a soluzioni realistiche valutate dai contemporanei non inferiori agli esiti coevi del verismo siciliano. Rispetto a quest’ultimo, viene riabilitato il ruolo della scrittrice anche in termini teorici, attraverso l’analisi degli interventi giornalistici ed epistolari che finiscono per smantellarne l’immagine ancillare, favorita da letture critiche parziali e pregiudizievoli.
Matilde Serao senza Napoli. Per una variazione nella storia (e nella biografia) della scrittrice
BUFACCHI, EMANUELA
2019-01-01
Abstract
Negli anni del soggiorno romano si concentra quella che viene reputata la grande stagione letteraria di Matilde Serao, eppure l’attenzione critica si è soffermata raramente e di scorcio su questo periodo eccezionalmente propizio per la produzione narrativa della scrittrice. L’articolo ne dimostra il rilievo attraverso i contributi pubblicati sul «Capitan Fracassa» e le importanti lettere fin qui inedite, oltreché sconosciute, a Luigi Arnaldo Vassallo. Ne risulta illuminato il franco riscatto della scrittrice dall’ambiente partenopeo che ne aveva favorito la formazione porgendole quelle armi che ella aveva saputo affinare fino al punto di padroneggiarle per esprimere un’opinione diversa e finanche antagonistica rispetto agli antichi sodali. Una distanza che la spinge a sperimentare una via d’uscita possibile dai limiti del romanzo provinciale, attingendo a soluzioni realistiche valutate dai contemporanei non inferiori agli esiti coevi del verismo siciliano. Rispetto a quest’ultimo, viene riabilitato il ruolo della scrittrice anche in termini teorici, attraverso l’analisi degli interventi giornalistici ed epistolari che finiscono per smantellarne l’immagine ancillare, favorita da letture critiche parziali e pregiudizievoli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.