Nell’affrontare il problema complesso e controverso dei rapporti tra democrazia e liberalismo il riferimento a Benjamin Constant – e, in particolare, al celebre Discorso sulla libertà degli Antichi e dei Moderni – rappresenta un passaggio obbligato, in molti casi una vera e propria chiave di lettura. Per lungo tempo è prevalsa la lettura (che ha avuto i suoi più autorevoli interpreti in De Ruggiero, Berlin e Bobbio) che vede nel Discorso constantiano l’archetipo di un liberalismo contrapposto alla democrazia, incentrato sulle libertà private ed estraneo, se non ostile, alla libertà come partecipazione politica. A partire dagli anni Ottanta del Novecento si è invece sviluppata una lettura opposta, che vede nel Discorso il prototipo di un liberalismo pienamente democratico, negli intenti e negli esiti (tesi sostenuta da Holmes e Barberis). In questo saggio si mostra come entrambe le prospettive presentino un certo grado di unilateralità, che impedisce loro di cogliere la compresenza, in Constant, di due esigenze distinte: la protezione della libertà individuale contro ogni ritorno anacronistico alla libertà antica, ma anche la consapevolezza dei limiti del privatismo dei Moderni e il ruolo indispensabile della partecipazione politica come antidoto ad esso. Tali esigenze convivono in Constant in un delicato equilibrio, che muta a seconda dei contesti e delle sfide da fronteggiare.
Alle origini della democrazia liberale. Benjamin Constant e la relazione tra indipendenza e partecipazione
DE LUCA, Stefano
2015-01-01
Abstract
Nell’affrontare il problema complesso e controverso dei rapporti tra democrazia e liberalismo il riferimento a Benjamin Constant – e, in particolare, al celebre Discorso sulla libertà degli Antichi e dei Moderni – rappresenta un passaggio obbligato, in molti casi una vera e propria chiave di lettura. Per lungo tempo è prevalsa la lettura (che ha avuto i suoi più autorevoli interpreti in De Ruggiero, Berlin e Bobbio) che vede nel Discorso constantiano l’archetipo di un liberalismo contrapposto alla democrazia, incentrato sulle libertà private ed estraneo, se non ostile, alla libertà come partecipazione politica. A partire dagli anni Ottanta del Novecento si è invece sviluppata una lettura opposta, che vede nel Discorso il prototipo di un liberalismo pienamente democratico, negli intenti e negli esiti (tesi sostenuta da Holmes e Barberis). In questo saggio si mostra come entrambe le prospettive presentino un certo grado di unilateralità, che impedisce loro di cogliere la compresenza, in Constant, di due esigenze distinte: la protezione della libertà individuale contro ogni ritorno anacronistico alla libertà antica, ma anche la consapevolezza dei limiti del privatismo dei Moderni e il ruolo indispensabile della partecipazione politica come antidoto ad esso. Tali esigenze convivono in Constant in un delicato equilibrio, che muta a seconda dei contesti e delle sfide da fronteggiare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.