Questo contributo si propone di rileggere un aspetto dell’interpretazione resa da Giovanni Tarello del fenomeno della codificazione. Nell’ambito di un tema così vasto, Tarello pone in rilievo la riduzione operata all’interno dei codici del dualismo costruito dal giusnaturalismo moderno fra diritto naturale e diritto positivo. La concentrazione del discorso giuridico sul diritto scritto e codificato, che all’inizio del XIX secolo funge da vero prius del positivismo giuridico, induce infatti a ripensare caratteri e prerogative della funzione del giurista. Nell’ambito di quella che Tarello definisce una sempre maggiore “tecnicizzazione” dell’opera del giurista (da leggere nel segno di una pronunciata de-politicizzazione e scientificità), abbiamo notato come all’interno della Scuola dell’esegesi si renda manifesto lo spostamento di asse del ragionamento sul fondamento del diritto. Dall’avvento della codificazione, la discussione del binomio diritto positivo-diritto naturale non coincide più con la coppia diritto scritto-diritto non scritto, ma è interamente declinata all’interno del diritto scritto: è questa consapevolezza, prima di ogni altra, ad animare l’opera del giurista pratico e dello scienziato del diritto che si accostino alla massa non inerte dei codici. L’opera svolta dall’interprete (ancorché esegeta), dunque, inaugura con la codificazione una stagione del tutto nuova, nella quale troveranno espressione diversi modelli di ermeneutica giuridica. Tanto il metodo esegetico –ferocemente criticato e criticabile ma non relegabile ai margini del fenomeno che si descrive- quanto quello dogmatico muovono dall’imprescindibile premessa dell’evento delle codificazioni moderne, che segnano anche per la teoria dell’interpretazione un fenomeno capitale nella storia dei materiali e quindi del pensiero giuridico.
La codificazione nell’interpretazione di Giovanni Tarello. Riflessioni a margine
LABRIOLA, Giulia Maria
2005-01-01
Abstract
Questo contributo si propone di rileggere un aspetto dell’interpretazione resa da Giovanni Tarello del fenomeno della codificazione. Nell’ambito di un tema così vasto, Tarello pone in rilievo la riduzione operata all’interno dei codici del dualismo costruito dal giusnaturalismo moderno fra diritto naturale e diritto positivo. La concentrazione del discorso giuridico sul diritto scritto e codificato, che all’inizio del XIX secolo funge da vero prius del positivismo giuridico, induce infatti a ripensare caratteri e prerogative della funzione del giurista. Nell’ambito di quella che Tarello definisce una sempre maggiore “tecnicizzazione” dell’opera del giurista (da leggere nel segno di una pronunciata de-politicizzazione e scientificità), abbiamo notato come all’interno della Scuola dell’esegesi si renda manifesto lo spostamento di asse del ragionamento sul fondamento del diritto. Dall’avvento della codificazione, la discussione del binomio diritto positivo-diritto naturale non coincide più con la coppia diritto scritto-diritto non scritto, ma è interamente declinata all’interno del diritto scritto: è questa consapevolezza, prima di ogni altra, ad animare l’opera del giurista pratico e dello scienziato del diritto che si accostino alla massa non inerte dei codici. L’opera svolta dall’interprete (ancorché esegeta), dunque, inaugura con la codificazione una stagione del tutto nuova, nella quale troveranno espressione diversi modelli di ermeneutica giuridica. Tanto il metodo esegetico –ferocemente criticato e criticabile ma non relegabile ai margini del fenomeno che si descrive- quanto quello dogmatico muovono dall’imprescindibile premessa dell’evento delle codificazioni moderne, che segnano anche per la teoria dell’interpretazione un fenomeno capitale nella storia dei materiali e quindi del pensiero giuridico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.