Analisi del testo che compare come editoriale del numero 1 della celebre rivista "Paragone", fondata da Roberto Longhi nel 1950. Editoriale a firma di Longhi stesso che costituisce un'insolita, a tratti irriverente e paradossale, disamina della storia della critica d'arte italiana ed europea dai testi greci e romani fino al Novecento, incluso lo stesso Longhi. Una sorta di antologia molto selettiva di quella che viene considerata la buona critica d'arte, contrapposta a quella che non è tale. Criterio primario di inclusione nell'antologia è il contatto diretto con l'oggetto artistico, che comporta la verifica visiva degli originali, il riscontro delle caratteristiche fisiche, storiche e documentarie,e che conduce all'impegno di restituire in parole aderenti il linguaggio figurativo. Alla luce di questi parametri entrano nell'antologia mercanti e collezionisti che, pur con intenzione commerciale, hanno avuto il fiuto giusto nella valutazione di opere innovative o insolite rispetto ai pregiudizi estetici del loro tempo; mentre restano esclusi alcuni grandi teorici della critica d'arte (Bellori,ad es.) il cui giudizio manca dell'esperienza diretta e troppo inclina alla letterarietà e all'estetica filosofica. Il testo viene analizzato nel contesto della critica d'arte del secondo dopoguerra, nelle sue relazioni con la cultura italiana (l'estetica crociana, il filone storiografico filologico da Venturi a Toesca) e nel rapporto con l'eredità della critica francese e inglese dell'Ottocento e del Novecento (Baudelaire, Proust).

Longhi 1950: la buona critica d’arte

VARGAS, Carmela
2006-01-01

Abstract

Analisi del testo che compare come editoriale del numero 1 della celebre rivista "Paragone", fondata da Roberto Longhi nel 1950. Editoriale a firma di Longhi stesso che costituisce un'insolita, a tratti irriverente e paradossale, disamina della storia della critica d'arte italiana ed europea dai testi greci e romani fino al Novecento, incluso lo stesso Longhi. Una sorta di antologia molto selettiva di quella che viene considerata la buona critica d'arte, contrapposta a quella che non è tale. Criterio primario di inclusione nell'antologia è il contatto diretto con l'oggetto artistico, che comporta la verifica visiva degli originali, il riscontro delle caratteristiche fisiche, storiche e documentarie,e che conduce all'impegno di restituire in parole aderenti il linguaggio figurativo. Alla luce di questi parametri entrano nell'antologia mercanti e collezionisti che, pur con intenzione commerciale, hanno avuto il fiuto giusto nella valutazione di opere innovative o insolite rispetto ai pregiudizi estetici del loro tempo; mentre restano esclusi alcuni grandi teorici della critica d'arte (Bellori,ad es.) il cui giudizio manca dell'esperienza diretta e troppo inclina alla letterarietà e all'estetica filosofica. Il testo viene analizzato nel contesto della critica d'arte del secondo dopoguerra, nelle sue relazioni con la cultura italiana (l'estetica crociana, il filone storiografico filologico da Venturi a Toesca) e nel rapporto con l'eredità della critica francese e inglese dell'Ottocento e del Novecento (Baudelaire, Proust).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/2453
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