Il contributo, che si inserisce in un numero monografico dedicato all’ermeneutica giuridica contemporanea, analizza l’impatto che tale movimento ha avuto sulla penalistica italiana. Lo stato dell’arte può riassumersi evidenziando due posizioni: da un lato, quella di chi individua il limite invalicabile dell’interpretazione nella dimensione semantico-testuale; dall’altro, quella dei più accesi sostenitori dell’ermeneutica giuridica, i quali ritengono che il confine tra interpretazione ammessa e analogia vietata non sarebbe dato dal ventaglio dei possibili significati letterali dell’enunciato normativo, ma andrebbe individuato sulla scorta del concetto di tipo (Typus). Rispetto a queste impostazioni, il primo risultato della ricerca è che la differenza tra analogia e interpretazione estensiva è stata individuata dalla penalistica italiana in almeno tre modi diversi: a) nel periodo della penalistica liberale (XIX secolo), il conflitto tra lettera e spirito della legge era risolto a favore del secondo soltanto nel caso in cui l’esito fosse favorevole al reo; b) nella prima metà del XX secolo, si affermò invece che l’adeguamento della lettera allo spirito potesse operare anche in malam partem; c) la tesi ancora oggi seguita è emersa solamente a partire della seconda metà del XX secolo, senza che siano mai state chiarite le ragioni che hanno portato al superamento delle precedenti. L’approccio storico-concettuale che caratterizza lo studio ha consentito anche una seconda acquisizione, stavolta relativa ai fraintendimenti provocati da un concetto centrale dell’ermeneutica giuridica, e cioè il carattere analogico di ogni attività interpretativa: a dispetto delle apparenze, il significato letterale costituisce il confine invalicabile dell’interpretazione ammissibile anche secondo i più autorevoli esponenti dell’indirizzo ermeneutico.
Alice, Humpty Dumpty e la penalistica italiana: ovvero, una breve storia dell'interpretazione letterale dall'Illuminismo all'ermeneutica giuridica
Gentile Gianluca
2022-01-01
Abstract
Il contributo, che si inserisce in un numero monografico dedicato all’ermeneutica giuridica contemporanea, analizza l’impatto che tale movimento ha avuto sulla penalistica italiana. Lo stato dell’arte può riassumersi evidenziando due posizioni: da un lato, quella di chi individua il limite invalicabile dell’interpretazione nella dimensione semantico-testuale; dall’altro, quella dei più accesi sostenitori dell’ermeneutica giuridica, i quali ritengono che il confine tra interpretazione ammessa e analogia vietata non sarebbe dato dal ventaglio dei possibili significati letterali dell’enunciato normativo, ma andrebbe individuato sulla scorta del concetto di tipo (Typus). Rispetto a queste impostazioni, il primo risultato della ricerca è che la differenza tra analogia e interpretazione estensiva è stata individuata dalla penalistica italiana in almeno tre modi diversi: a) nel periodo della penalistica liberale (XIX secolo), il conflitto tra lettera e spirito della legge era risolto a favore del secondo soltanto nel caso in cui l’esito fosse favorevole al reo; b) nella prima metà del XX secolo, si affermò invece che l’adeguamento della lettera allo spirito potesse operare anche in malam partem; c) la tesi ancora oggi seguita è emersa solamente a partire della seconda metà del XX secolo, senza che siano mai state chiarite le ragioni che hanno portato al superamento delle precedenti. L’approccio storico-concettuale che caratterizza lo studio ha consentito anche una seconda acquisizione, stavolta relativa ai fraintendimenti provocati da un concetto centrale dell’ermeneutica giuridica, e cioè il carattere analogico di ogni attività interpretativa: a dispetto delle apparenze, il significato letterale costituisce il confine invalicabile dell’interpretazione ammissibile anche secondo i più autorevoli esponenti dell’indirizzo ermeneutico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.