Il nome di Franco Basaglia è per lo più associato dai giuristi alla legge 180 del 1978 (conosciuta appunto come legge Basaglia), con la quale si abbandonò l’approccio custodialistico della legge manicomiale del 1904 per valorizzare l’autodeterminazione del paziente psichico. Il primo obiettivo del contributo che si presenta è stato quello di ricostruire l’itinerario scientifico di Basaglia, partendo dalle critiche che egli mosse alla legge 180 (alla cui redazione non contribuì direttamente, a dispetto del nome che le è stato attribuito) per poi mostrare le articolate radici filosofiche del suo pensiero. La critica di Basaglia all’approccio nosografico della psichiatria tradizionale, e la sua convinzione che tra l’oggettività della scienza e la soggettività del paziente ci fosse una contraddizione insanabile, consente di passare al secondo tema del lavoro. Si sa che la psichiatria si caratterizza per il suo spiccato pluralismo metodologico, essendo il modello clinico-nosografico dominante ai tempi della codificazione del 1930 stato affiancato da approcci di segno differente. La sentenza Raso del 2005 ha accolto una nozione allargata di malattia, tale da ricomprendere anche i disturbi della personalità, in ciò rifacendosi al DSM, che secondo alcuni riprende la logica nosografica. Il contributo che si presenta approfondisce due aspetti meno indagati: innanzitutto, il ruolo che il DSM svolge nell’ambito della diagnosi psichiatrica; poi, la distanza che intercorre tra il modello di epistemologia giudiziaria delineato dalla Cassazione successivamente alla sentenza Raso e la sua applicazione concreta nell’ambito dell’imputabilità.

Vizio di mente, psichiatria e diritto penale nel centenario della nascita di Franco Basaglia

Gentile Gianluca
2024-01-01

Abstract

Il nome di Franco Basaglia è per lo più associato dai giuristi alla legge 180 del 1978 (conosciuta appunto come legge Basaglia), con la quale si abbandonò l’approccio custodialistico della legge manicomiale del 1904 per valorizzare l’autodeterminazione del paziente psichico. Il primo obiettivo del contributo che si presenta è stato quello di ricostruire l’itinerario scientifico di Basaglia, partendo dalle critiche che egli mosse alla legge 180 (alla cui redazione non contribuì direttamente, a dispetto del nome che le è stato attribuito) per poi mostrare le articolate radici filosofiche del suo pensiero. La critica di Basaglia all’approccio nosografico della psichiatria tradizionale, e la sua convinzione che tra l’oggettività della scienza e la soggettività del paziente ci fosse una contraddizione insanabile, consente di passare al secondo tema del lavoro. Si sa che la psichiatria si caratterizza per il suo spiccato pluralismo metodologico, essendo il modello clinico-nosografico dominante ai tempi della codificazione del 1930 stato affiancato da approcci di segno differente. La sentenza Raso del 2005 ha accolto una nozione allargata di malattia, tale da ricomprendere anche i disturbi della personalità, in ciò rifacendosi al DSM, che secondo alcuni riprende la logica nosografica. Il contributo che si presenta approfondisce due aspetti meno indagati: innanzitutto, il ruolo che il DSM svolge nell’ambito della diagnosi psichiatrica; poi, la distanza che intercorre tra il modello di epistemologia giudiziaria delineato dalla Cassazione successivamente alla sentenza Raso e la sua applicazione concreta nell’ambito dell’imputabilità.
2024
Franco Basaglia, vizio di mente; sentenza Raso; DSM; epistemologia giudiziaria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12570/44313
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