Formare e formarsi in senso contemporaneo alla cittadinanza si-gnifica sostanziare una qualità pedagogica della “presenza”che è con-dizione per preparare all’esistere in forma “danzante”e a quella “aper-tura”e “plasticità”necessarie al processo del vivere, ridisegnando il concetto stesso di identità come attraversamento e incorporazione dell’Altro. Questo attraversamento viene proposto qui anche come cifra pedagogica da recuperare per strutturare un progetto relativo agli spazi e alle professioni educative di una comunità e del suo territorio che recuperano la pratica danzante come matrice dell’agire educativo. Riflettere e lavorare su questi obiettivi significa ripensare le città come spazi educativi attivi in maniera permanente sulla loro stessa qualitàpedagogica e legittimare la plasticità come paradigma e strategia del prendersi cura della Cura. Formare e formarsi all’incontro è indivi-duato come “corpus”(Nancy, 2014) di un approccio che risuona(Rosa, 2020) con quanto poi tracciato dagli assunti espliciti, propri di una pedagogia interculturale, di genere e speciale. In termini di qualità pedagogica “incorporata”nella pratica del danzante, lo scritto pro-pone una riflessione per ripensare la relazione umana nei termini di una rivalutazione globale delsentire, dello spazio emotivo del corpo, come luogo unico e per ognuno diverso, di comunicazione con il mondo, e come “via”per dare spazio a ogni corpo-persona nel suo essere singolare-plurale(Nancy, 1996/2001) e incompleto(Veca, 2011).
La danza del vivere. Matrici pedagogiche del farsi differente
Maria D'Ambrosio
2022-01-01
Abstract
Formare e formarsi in senso contemporaneo alla cittadinanza si-gnifica sostanziare una qualità pedagogica della “presenza”che è con-dizione per preparare all’esistere in forma “danzante”e a quella “aper-tura”e “plasticità”necessarie al processo del vivere, ridisegnando il concetto stesso di identità come attraversamento e incorporazione dell’Altro. Questo attraversamento viene proposto qui anche come cifra pedagogica da recuperare per strutturare un progetto relativo agli spazi e alle professioni educative di una comunità e del suo territorio che recuperano la pratica danzante come matrice dell’agire educativo. Riflettere e lavorare su questi obiettivi significa ripensare le città come spazi educativi attivi in maniera permanente sulla loro stessa qualitàpedagogica e legittimare la plasticità come paradigma e strategia del prendersi cura della Cura. Formare e formarsi all’incontro è indivi-duato come “corpus”(Nancy, 2014) di un approccio che risuona(Rosa, 2020) con quanto poi tracciato dagli assunti espliciti, propri di una pedagogia interculturale, di genere e speciale. In termini di qualità pedagogica “incorporata”nella pratica del danzante, lo scritto pro-pone una riflessione per ripensare la relazione umana nei termini di una rivalutazione globale delsentire, dello spazio emotivo del corpo, come luogo unico e per ognuno diverso, di comunicazione con il mondo, e come “via”per dare spazio a ogni corpo-persona nel suo essere singolare-plurale(Nancy, 1996/2001) e incompleto(Veca, 2011).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.