A partire dalla fine degli anni ‘90, il sistema italiano degli appalti pubblici si è sviluppato lungo un complesso e stratificato percorso che ha condotto a una crescente centralizzazione e aggregazione degli acquisti . L’incremento significativo nel numero delle procedure, del valore delle commesse pubbliche, degli operatori economici coinvolti è andato di pari passo con il tentativo di aggregare l’aumentata mole di acquisizioni pubbliche e ricondurne la gestione a un numero circoscritto di soggetti. Tale tendenza si è tradotta, specularmente, in una graduale sottrazione agli enti locali dell’autonomia nello svolgimento delle procedure di gara. È intorno a questo intreccio tra appalti e autonomia degli enti locali in materia di contratti pubblici, e alle domande che esso pone, che si svolge il presente contributo: se la centralizzazione degli acquisti pubblici è una tendenza in atto da tempo, e che negli ultimi tempi ha subito un’accelerazione, come si coniuga questa tendenza con quella del pluralismo dei centri di acquisto a livello locale? Quale autonomia residua agli enti locali nella gestione degli appalti pubblici che servono le collettività territoriali? Dove si colloca la linea di demarcazione che circonda la discrezionalità degli enti locali nella scelta dei moduli organizzativi di approvvigionamento? Tale linea è efficace nel perseguire gli obiettivi posti dal diritto europeo degli appalti pubblici o, al contrario, risulta restrittiva ed è anche inefficace rispetto a questi obiettivi?
Centralizzazione degli acquisti pubblici ed enti locali: la prospettiva europea sul caso Asmel
Morlino, Elisabetta
2021-01-01
Abstract
A partire dalla fine degli anni ‘90, il sistema italiano degli appalti pubblici si è sviluppato lungo un complesso e stratificato percorso che ha condotto a una crescente centralizzazione e aggregazione degli acquisti . L’incremento significativo nel numero delle procedure, del valore delle commesse pubbliche, degli operatori economici coinvolti è andato di pari passo con il tentativo di aggregare l’aumentata mole di acquisizioni pubbliche e ricondurne la gestione a un numero circoscritto di soggetti. Tale tendenza si è tradotta, specularmente, in una graduale sottrazione agli enti locali dell’autonomia nello svolgimento delle procedure di gara. È intorno a questo intreccio tra appalti e autonomia degli enti locali in materia di contratti pubblici, e alle domande che esso pone, che si svolge il presente contributo: se la centralizzazione degli acquisti pubblici è una tendenza in atto da tempo, e che negli ultimi tempi ha subito un’accelerazione, come si coniuga questa tendenza con quella del pluralismo dei centri di acquisto a livello locale? Quale autonomia residua agli enti locali nella gestione degli appalti pubblici che servono le collettività territoriali? Dove si colloca la linea di demarcazione che circonda la discrezionalità degli enti locali nella scelta dei moduli organizzativi di approvvigionamento? Tale linea è efficace nel perseguire gli obiettivi posti dal diritto europeo degli appalti pubblici o, al contrario, risulta restrittiva ed è anche inefficace rispetto a questi obiettivi?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.