“No man is an island”, cinque minuscole parole di un capoverso della Meditazione XVII del poeta ed ecclesiastico inglese John Donne. Per quanto sia a volte facile esagerare le analogie, queste parole risuonano in tutta la loro straordinaria e cruda attualità, rendendolo oggi più vicino a noi di quanto non lo fossero ai suoi contemporanei quando, esattamente quattrocento anni fa, descrisse il particolare sentimento di solitudine che talvolta si prova in alcune difficoltà della vita. La verità che ci ha insegnato John Donne già nel Seicento è chiara: ogni volta che un uomo in cerca di speranza per un futuro migliore bussa alla nostra porta e noi lo allontaniamo, l’umanità ha perso un pezzo di sé, un fratello, un figlio, un amico. Nessun uomo è un’isola, una verità sociologica e antropologica così evidente da risultare un assioma scientifico. Un inno alla fratellanza che ci ricorda che il mondo ha bisogno di noi e, soprattutto in tempi difficili come i nostri, ci indicano cosa significa continuare a rimanere umani, cioè a non respingere le persone che fuggono dalla guerra o dalla carestia, a non innalzare muri, a non stendere fili spinati, a non fare differenze di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, a non seminare odio.
Quattrocento anni dopo “Nessun uomo è un’isola” di John Donne,
Giovanni Coppola
2024-01-01
Abstract
“No man is an island”, cinque minuscole parole di un capoverso della Meditazione XVII del poeta ed ecclesiastico inglese John Donne. Per quanto sia a volte facile esagerare le analogie, queste parole risuonano in tutta la loro straordinaria e cruda attualità, rendendolo oggi più vicino a noi di quanto non lo fossero ai suoi contemporanei quando, esattamente quattrocento anni fa, descrisse il particolare sentimento di solitudine che talvolta si prova in alcune difficoltà della vita. La verità che ci ha insegnato John Donne già nel Seicento è chiara: ogni volta che un uomo in cerca di speranza per un futuro migliore bussa alla nostra porta e noi lo allontaniamo, l’umanità ha perso un pezzo di sé, un fratello, un figlio, un amico. Nessun uomo è un’isola, una verità sociologica e antropologica così evidente da risultare un assioma scientifico. Un inno alla fratellanza che ci ricorda che il mondo ha bisogno di noi e, soprattutto in tempi difficili come i nostri, ci indicano cosa significa continuare a rimanere umani, cioè a non respingere le persone che fuggono dalla guerra o dalla carestia, a non innalzare muri, a non stendere fili spinati, a non fare differenze di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, a non seminare odio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.